Politica

«Al Pd farebbe bene un party a Casoria»

Roma«Alla sinistra italiana non farebbe male frequentare qualche salotto in meno e qualche normale festa di compleanno della periferia napoletana in più». Ritanna Armeni è fieramente di sinistra (a lungo portavoce di Fausto Bertinotti, prima di debuttare in tv come conduttrice di Otto e mezzo assieme a Giuliano Ferrara) e orgogliosamente femminista, certo non sospettabile di indulgenze verso il berlusconismo. Ma lo «snobismo» di chi arriccia il naso davanti alle foto del premier che brinda con nonne e cuochi a Casoria non le va giù.
Con chi ce l’ha, Armeni?
«Mi ha colpito, guardando Porta a porta, quel rimprovero del direttore del Corriere a Berlusconi: un presidente del Consiglio che va alle feste e si fa fotografare con un tipo con la maglietta “song’ e Napoli” non va bene, lo ha ammonito. Non so cosa voti Ferruccio de Bortoli, ma in quel caso ha fatto la classica parte di una certa sinistra snob ed élitaria, secondo la quale con il popolo meno ci si mischia e meglio è».
Contestazione sbagliata, secondo lei?
«Al premier si possono rimproverare tante cose, figuriamoci, ma questa proprio no: lui in mezzo alla gente ci sta, ai compleanni ci va e saluta pure i cuochi nei ristoranti, e fa bene. Contrapporgli il bon ton delle forchette d’argento, come fa - forse inconsapevolmente, ed è peggio - una certa sinistra è insensato per chi fa politica. E infatti... ».
Infatti cosa?
«Il centrosinistra italiano si sveglia sotto choc perché legge nei sondaggi che gli operai non votano più loro ma il centrodestra. Ma invece di chiedersi come fa un metalmeccanico a votare Berlusconi, dovrebbero chiedersi cosa hanno fatto loro per smettere di prendere quei voti. O perché sono addirittura spariti dall’immaginario politico degli strati popolari».
E da che dipende?
«Dagli eccessi di politicismo e di tecnocrazia del centrosinistra. E anche dalla sua mancanza di contatto, di vicinanza fisica alle persone. I corpi contano, conta vedere come mangia e in che case vive la gente se si vuol entrare in sintonia, creare una simpateticità che a Berlusconi riesce e alla sinistra no. Ciò detto, il populismo del premier ha anche un lato molto negativo: ha rinunciato ad ogni funzione pedagogica che la politica deve avere. E il suo rapporto con le donne è rivelatore».
Cosa rivela?
«Berlusconi incarna una concezione molto rétro e profondamente maschilista della donna, peraltro assai diffusa. E che grazie a lui ha trovato una nuova, grande legittimazione. Fino a un po’ di tempo fa era giudicato socialmente impresentabile dire “bella gnocca” di una leader politica o chiedere “posso palparla?” a una signora appena incontrata. Ma se lo dice il premier, lo possono dire tutti. Diventa addirittura simpatico. La novità è che al suo modello maschile corrisponde un nuovo modello femminile: le cosiddette “veline” di Berlusconi non sono poverette che subiscono, ma donne che consapevolmente stanno al gioco per ottenere dei vantaggi. Lui non fa politica sul corpo delle donne, ma con il loro corpo.

Consenziente».

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