da Roma
E meno male che avrebbero dovuto correre da soli. E meno male che - solo sette giorni fa - da Bruno Vespa Walter Veltroni aveva spiegato perché lalleanza con Di Pietro si faceva, e perché quella con i radicali non si poteva fare: «Sono un partito transnazionale, non accettano le condizioni che Di Pietro ha accettato, il gruppo unitario dopo il voto». Macché: la politica corre veloce, i sondaggi pure, quelli del loft non vogliono disperdere voti e rilanciano lofferta quando la trattativa sembrava arenata. Il grande regista delloperazione è Goffredo Bettini. Ai radicali vanno nove candidature sicure alla Camera e un posto da ministro in caso di vittoria per Emma Bonino. Dopo sette ore di riunione, il partito di Via di Torre Argentina fa sapere che accetta laccordo. Con entusiasmo anche.
Tutto a posto? Macché, solo pochi minuti dopo, esplode un putiferio e si aprono contraddizioni tali che potrebbero persino far saltare il patto a tempo di record. Il primo a esercitarsi in un raffinato calembour politico-antropologico sulle conseguenze dellalleanza, per esempio, è Enrico Boselli, che osserva con ironia acuminata: «Mi auguro che nel Partito democratico prevalga la Bonino e non la Binetti». È ancora più parossistico ludicino Maurizio Ronconi: «Siamo allunione di fatto fra la Bonino e la Binetti!». Subito dopo arriva la scudisciata di Fausto Bertinotti: «Più che un partito mi pare una coalizione». Ma il vero macigno politico, quello che fa sembrare che la maionese del Pd sia davvero sullorlo dellimpazzimento, e che lassortimento delle liste produca un trapianto al limite del rigetto, è un caso che avevamo sollevato due giorni fa proprio su questo giornale. È possibile pensare che nello stesso pullman possano salire i parenti delle vittime come Olga DAntona e Marco Alessandrini, e un ex militante di Prima linea come Sergio DElia? I radicali sono convinti di sì, Veltroni ovviamente è saldamente certo del contrario. Per coerenza, se non altro, visto che il figlio del giudice assassinato da Prima linea, nel primo giorno di viaggio dellex sindaco, aveva partecipato a un incontro con lui proprio lamentando la presenza di DElia in Parlamento «e lequiparazione fra vittime e carnefici».
Così, in una giornata sincopata in cui le voci più clamorose si rincorrono, a metà pomeriggio laccordo - virtuoso e laboriosissimo nella sua genesi - pare la fotocopia del trattato di Uccialli del 1889, quello che provocò una guerra e la sconfitta di Adua, e che prevedeva due versioni opposte (una in italiano, laltra in amarico). Così Veltroni spiega dal pullman che in virtù dellaccordo sia Marco Pannella che Sergio DElia sono incandidabili: «Ci sono regole e vincoli sul numero dei mandati e le condanne che sono molto chiari, non credo che a riguardo ci siano problemi».
Tutto chiaro, dunque? In base a questa interpretazione, Pannella resterebbe fuori per i mandati e DElia per la condanna (già scontata) di concorso in omicidio. Macché, la segretaria dei radicali, Rita Bernardini spiega che non è così: «Ci devono essere Marco Pannella e Sergio DElia oltre che Emma Bonino». E subito dopo: «Abbiamo detto che avremmo voluto sostenere il Partito democratico con nostre liste, quindi è un accordo che abbiamo un po subito ed è una base di partenza per un patto politico». Tutto chiaro? Macché, anche Marco Pannella a Montecitorio, si arrabbia con gli ex popolari che dicono di non volerlo: «Ma senza di me dove vanno?». Poi, sarcastico: «Nel codice etico cè scritto che se uno ha compiuto un percorso di riabilitazione, come ha fatto il nostro Sergio DElia da 10 anni, può essere tranquillamente ricandidato. E invece loro fanno una deroga non a favore dellimputato ma contro DElia per escluderlo. Vorrei capire che cè di etico in questo». E così si fa sentire anche lui, linteressato. Per nulla contento del dibattito che lo riguarda: «Non esiste un caso DElia! - esclama - Se così fosse sarebbe molto penoso. Una cosa meschina soprattutto per chi la pone in questi termini». E ancora: «Io sono una persona che ha vissuto come ha vissuto e che ha deciso di mettere la sua storia violenta al servizio del partito della nonviolenza. Il mio luogo è in questo partito - aggiunge il deputato radicale - bisogna che gli altri ne prendano atto».
Intanto da Foggia Veltroni esulta: «Cè un clima nuovo! Pensate a quello che era il centrosinistra qualche settimana fa. Cè una grande ripresa, guardate i sondaggi, dipende dal fatto che abbiamo parlato il linguaggio del cambiamento, dellinnovazione, di una nuova politica». Sarà, ma la tela che il leader ha tessuto nelle prime otto tappe del suo pullman rischia di essere disfatta dalla politica di accordi di queste ore. No a Ciriaco De Mita, ma sì ad Antonio Bassolino (che, malgrado il processo in corso per reati gravissimi, resta luomo del Pd in Campania).
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