Pd in picchiata, trema anche il feudo di Torino

Per il Popolo della Libertà molto più che una conferma dei risultati raccolti alle politiche di aprile, anzi la prospettiva concreta di avere i numeri per strappare al centrosinistra il feudo piemontese. Per il Pd ora l’incubo di vedersi soffiare anche il Nord Ovest, altro che primarie in casa propria. La sorpresa, ma fino a un certo punto, viene da un sondaggio pubblicato ieri dalla Stampa e realizzato da Contacta. La valanga azzurra Pdl-Lega non scia al Sestriere ma sommerge di preferenze (o meglio, intenzioni di voto) i rivali rossi (Democratici più Idv): 11,5 punti di distacco nel totale regionale, punte del 20% (Alessandria), 21% (Asti), 24% (Biella), 26,7% (Cuneo), 27,8% (Verbano Cusio Ossola), 28% a Vercelli, e il record di Novara che sfiora il 29%. In un colpo solo è stravolta la geografia politica nel regno di Mercedes Bresso, demolite le certezze del sindaco Sergio Chiamparino. Nella «sua» Torino il vantaggio della coalizione al governo cittadino si riduce a un misero 1,5 per cento di voti potenziali: praticamente l’anticamera della resa dopo sette anni. Chi si ritrova a rincorrere minimizza e marca «la differenza tra politiche e amministrative. Nelle prime non c’è il fattore candidati», così la Bresso, a caldo.
I dati però rivelano un’inversione di tendenza significativa in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Sfide che il centrodestra affronterebbe potendo già contare su un patrimonio del 34,4% dei voti, cresciuti in otto mesi dello 0,4%. Il Pd invece ha perso 2,5 punti secchi, scendendo dal 32,5% al 30% (ma in alcune zone si raschia il fondo al 22%). La Lega Nord intanto rafforza la sua posizione di terza forza salendo dal 12,6% al 13,4%. E le promesse degli elettori sembrano premiare pure il partito di Antonio Di Pietro, quell’Italia dei Valori che cresce dello 0,9% rispetto alle scorse politiche attestandosi adesso al 5,9%. Per il resto è la replica del disastro della ex Sinistra Arcobaleno, con Rifondazione Comunista che nel generale regionale non va oltre il 3,2%, e poi gli alleati dello «zero virgola», sarebbe a dire i Verdi allo 0,6% e i Comunisti italiani allo 0,5%. I Radicali? Sempre al palo, fermi allo 0,8%. Meglio La Destra di Daniela Santanchè: sopra l’1%.
Pesa tuttavia l’incognita degli indecisi, o degli astensionisti dichiarati. Il blocco del «non voto» riguarda ormai oltre un cittadino su cinque e dimostra come nemmeno le formazioni che fanno della protesta di piazza il proprio cavallo di battaglia riescano a intercettare la marea dei delusi. Come dire: attaccare a testa bassa «la Casta» alla fine è controproducente e non porta frutti.
Il centrodestra può prendere coscienza del nuovo «passaggio» a Nord Ovest. Guido Crosetto (sottosegretario alla Difesa Pdl e già coordinatore Forza Italia in Piemonte) ragiona in termini di «riconoscimento alle attività di riforma del governo, che si fa carico dei problemi del Paese. Mentre il centrosinistra in Piemonte devasta i bilanci - aggiunge - non può illudersi che la gente, colpita dalla crisi, non se ne accorga». Tira le somme anche Agostino Ghiglia (deputato di provenienza An e consigliere comunale a Torino): «La sinistra scende in piazza per dare lezioni di buona amministrazione, però è alle prese con la questione morale.

I piemontesi, e gli italiani, non vogliono più essere presi in giro». Il segretario nazionale della Lega in Piemonte, Roberto Cota, si limita a constatare: «Siamo un movimento popolare. E a Mirafiori prendiamo voti già da un pezzo!».

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