Politica

Il Pd di Roma "blocca" le primarie del partito in Sicilia: ed è bufera

La commissione nazionale di garanzia contesta il metodo di scelta del nuovo segretario regionale al posto del dimissionario Genovese. La consultazione, fissata per il prossimo 29 marzo, rischia di saltare. E riesplode lo scontro interno

Qualche settimana fa, in apparenza, sembrava tornato il sereno. Nuovo Statuto, con tanto di messa al bando degli inquisiti; definizione del percorso di rinnovamento, con primarie aperte a tutti, fissate per il prossimo 29 marzo, per scegliere il nuovo segretario regionale, dopo le dimissioni di Francantonio Genovese. Insomma, un nuovo corso, per rimettere insieme i cocci del Pd siciliano e cercare di ripartire dopo il flop delle Politiche e delle Regionali di aprile. Ma neanche il tempo di provare a cambiare rotta che subito, da Roma, è arrivato il «contrordine compagni»: la commissione nazionale di garanzia ha inviato a Palermo una "letterina" che contesta la procedura scelta dai siciliani per il rinnovamento; primarie sì, dice la commissione, ma riservate ai candidati scelti prima dal partito, come stabilisce lo Statuto nazionale. Risultato: tutto fermo e rinviato a una nuova assemblea costituente regionale che deve decidere se adeguarsi o entrare in rotta di collisione con Roma. Esplode e perde pezzi, ancor peggio di quello nazionale, in Sicilia, il Pd di Veltroni. Sì, perde pezzi. Perché la decisione di ridiscutere tutto dopo l'input romano non è piaciuta alla frangia del partito che già all'indomani del doppio flop elettorale - in Sicilia il Pd non solo ha perso alle Politiche, ma ha "toppato" anche con la candidatura alla presidenza della Regione di Anna Finocchiaro - aveva chiesto a gran voce l'azzeramento dei vertici regionali artefici della sconfitta e l'inizio di una nuova fase. E così uno dei parlamentari regionali di punta del partito, l'onorevole Pino Apprendi, ha deciso di dimettersi dall'esecutivo del Pd, inviando una letterina al vetriolo al segretario nazionale, Walter Veltroni. Un doppio atto d'accusa quello del parlamentare regionale: ai vertici romani, corresponsabili della sconfitta di aprile vista la composizione delle liste; e a quelli regionali, che non solo non si fanno da parte sul serio, ma finiscono anche col remare contro, vedi qualche sostegno al presidente della Regione, Raffaele Lombardo (Mpa) in difficoltà con pezzi della coalizione di centrodestra. «Bisogna dire grazie a Roma – scrive Apprendi dopo aver ricordato le lungaggini per il varo dello Statuto – per l'attenzione che ha verso la Sicilia, un'attenzione che ha dimostrato di essere puntuale anche al momento delle elezioni per le primarie regionali, quando con lo stesso metodo bloccò la candidatura di Beppe Lumia (un anno fa, ndr). È una strana attenzione questa, che si sveglia per proteggere il letargo dei dirigenti regionali assenti dalla politica e dal territorio, invece di rimuoverli. Dirigenti regionali che, invece, non svolgono quel ruolo utile a contrastare il centrodestra. Gli appelli all'unità dell'ultima ora – continua il deputato regionale – servono per garantire un altro periodo di sopravvivenza», e «ci arriva da quegli stessi dirigenti che hanno permesso che i seggi assegnati alla Sicilia nelle Politiche, fossero riservati a candidati esterni al territorio siciliano. Questo appello è un inno all'ipocrisia che si scontra con le divisioni lampanti che emergono tra la classe dirigente del partito a Roma». Di qui le dimissioni dall'esecutivo «fino a quando –conclude Apprendi – non saranno stabilite forme di partecipazione attiva alla vita del partito». Che accadrà adesso? Lo deciderà l'Assemblea costituente regionale, che dovrà scegliere se confermare le primarie già fissate per il prossimo 29 marzo - tra i primi nomi circolati quello dell'ex presidente della commissione antimafia, Beppe Lumia, dell'ex sindaco di Catania Enzo Bianco e dell'ex leader della Cisl Sergio D'Antoni - o se rinviare la consultazione alla scelta, da parte del partito, dei candidati.

Sempre che, di lotta intestina in lotta intestina, al Pd di Sicilia non resti nemmeno chi candidare per cercare di ripartire.

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