Il Pdl cerca altre armi giuridiche per risolvere il pasticcio romano

Robilotta: «Impugnare il decreto di Montino perché le elezioni dovevano svolgersi entro il 29 gennaio». Pallone: «Nel ’95 un rinvio favorì i radicali»

Gli appelli al buon senso si sprecano. Ma ora alcuni esponenti del Pdl fanno anche capire che, se non si trovasse una soluzione al “pasticciaccio”, potrebbero puntare a un rinvio delle elezioni chiedendo l’invalidazione del decreto regionale che le ha fissate al 28 e 29 marzo. A spiegare come e perché è uno dei consiglieri uscenti del Pdl, Donato Robilotta. «Lancio un appello anche alla coalizione che sostiene la Bonino ad abbassare i toni, evitando di trasformare lo scontro politico in uno scontro giudiziario davanti al Tar e al Consiglio di Stato, cosa che provocherebbe solo caos. Quanto alla legalità e al rispetto formale delle leggi - dice Robilotta - faccio presente che siamo già di fronte a elezioni “illegali” tra virgolette, perché l’attuale vicepresidente della Regione, cui compete il procedimento elettorale, ha già forzato le norme e interpretato in maniera estensiva, anche se con un consenso bipartisan, l’articolo della legge elettorale che disciplina la convocazione dei comizi e le elezioni in caso di scioglimento anticipato».
«Infatti il comma 1 dell’articolo 5 della legge regionale n. 2 del 2005 - spiega ancora Robilotta - prevede che “in caso di scioglimento del Consiglio regionale si procede all’indizione delle nuove elezioni entro tre mesì. Questa norma è stata scritta dal sottoscritto, che all’epoca era assessore agli Affari istituzionali con delega al procedimento elettorale, sull’interpretazione data dalla Corte costituzionale con la sentenza n.196 del 23.5.2003 che in merito al contenzioso tra il Governo e la Regione Abruzzo aveva chiarito che “indire entro tre mesi significa anche effettuare le elezioni entro quella data”. A seguito delle dimissioni di Marrazzo il presidente del Consiglio regionale ha emanato in data 29 ottobre 2009 il decreto di scioglimento del Consiglio, questo significa che le elezioni dovevano tenersi entro il 29 gennaio 2010. Dunque se si arriva ai ricorsi al Tar può essere impugnato anche il decreto del vicepresidente della Regione facente funzioni del 26.01.2010 che indice le elezioni per il 28 e 29 marzo, dunque ben oltre il periodo previsto dalla legge elettorale regionale, con la possibilità concreta che le elezioni saltino».
Ma c’è di più. Il vicecoordinatore regionale Alfredo Pallone ha ricordato un precedente del 1995 che potrebbe gettare nuova luce sui fatti di questi giorni. «Il Presidente della Repubblica Scalfaro - sottolinea Pallone - firmò un decreto legge, convertito in legge, che consentì di fatto al Partito Radicale e ad altre liste minoritarie di partecipare alle elezioni regionali, provinciali e comunali della primavera del 1995, attraverso un ulteriore slittamento del termine finale previsto per la presentazione delle candidature. Infatti era stato addirittura già fatto un differimento dei termini che però non si rivelò sufficiente per consentire ad alcune forze politiche di perfezionare la raccolta del numero minimo di sottoscrizioni prescritto per legge». «Gridarono allo scandalo - ricorda ancora Pallone - e i radicali con il solito sciopero della fame rivendicarono il proprio diritto a partecipare alle elezioni. Mi chiedo se sia cambiato qualcosa dal 1995 a oggi».

Un altro elemento riguarda le «Istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle liste», documento ufficiale della Direzione centrale dei servizi elettorali del ministero dell’Interno, «dove a pagina 24 - dice Pallone - si dice espressamente che “il cancelliere non può rifiutarsi di ricevere le liste dei candidati, i relativi allegati e il contrassegno o i contrassegni di lista neppure se li ritenga irregolari o se siano presentati tardivamente”».

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