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Pdl, Cicchitto lancia la prossima sfida. Al centro: "Con Angelino da guida nuovo dialogo con l’Udc"

Il capogruppo Pdl alla Camera: "Noi sempre più al centro. Casini dovrà scegliere fra l’area moderata con noi e un Pd sempre più a rimorchio di Vendola e Di Pietro". E sul nuovo segretario: "Giovane e cattolico. E' il più adatto al cambiamento che chiedono i nostri elettori"

Pdl, Cicchitto lancia la prossima sfida. Al centro: 
"Con Angelino da guida nuovo dialogo con l’Udc"

Roma - Onorevole Fabrizio Cicchitto, Casini legge nella nomina di Alfano il segnale dell’esaurimento della parabola di Berlusconi. Condivide questa lettura?
«Ovviamente no. È evidente a tutti che dopo una sconfitta elettorale netta bisognava dare una risposta seria e non di facciata. Era suonato un campanello d’allarme che abbiamo ascoltato».

Ma i ruoli di Berlusconi e Alfano sono conciliabili?
«Berlusconi continuerà ad esprimere la premiership e si concentrerà sull’iniziativa di governo, Alfano dedicherà la sua attenzione al partito con compiti politici e organizzativi».

Perché la scelta è caduta proprio su Alfano?
«È la persona più adatta per lanciare un segnale a una fascia del nostro elettorato che richiede un messaggio pacato e razionale. Un elettorato collocato nell’area di centro che non ha condiviso i toni dell’ultima parte della campagna elettorale».

Alfano ha l’identikit giusto per parlare a questa fascia di scontenti?
«Alfano è un giovane cattolico che ha le caratteristiche adatte per riannodare quel rapporto con il Ppe che è stata una delle intuizioni più importanti di Berlusconi. Potrà sviluppare la sua azione politica verso il centro e aprire un confronto non occasionale con l’Udc».

Operazione non facile a giudicare dalle dichiarazioni di Casini.
«Casini è in una posizione in cui finge di essere tranquillo. Ma sa bene che per lui la situazione è complicata».

Il leader Udc definisce «catastrofico» il bipolarismo italiano.
«Oggi in Italia il bipolarismo è atipico ed estremizzato. Ma la responsabilità è del Pd che lo interpreta come demonizzazione di Berlusconi, attraverso un uso della giustizia e un moralismo saccente che mi auguro sia usato meno visto ciò che emerge da una serie di vicende che se fossero capitate al centrodestra sarebbero già state codificate dalla grande stampa come una sorta di P5. Ma mi sembra che su questo ci sia una certa tendenza a sorvolare. Comunque non mi pare che il bipolarismo nella sua espressione fisiologica abbia alternative».

Perché sostiene che l’Udc si trovi in una situazione di finta tranquillità?
«Perché il rapporto preferenziale che poteva esserci con il Pd è rimesso in discussione dall’organicità della coalizione politica tra Pd, Idv e quella Sel che adesso sta guidando la contestazione alla Tav. È in corso un avvizzimento estremista dovuto al fatto che Bersani non ha la personalità politica per essere un leader carismatico ed è costretto a recuperare le posizioni più forzate dei suoi alleati per cavalcare la tigre. In questo modo il Pd finisce sempre per andare a rimorchio».

L’Udc rischia quindi di mettere a repentaglio il suo rapporto con l’elettorato moderato?
«Certo. Ma è altrettanto evidente che con l’operazione Alfano il Pdl accentua la sua collocazione al centro e apre un dialogo, a condizione che l’Udc riesca a coglierlo».

Come risponde a chi teme che l’elezione di Alfano sia soltanto la foglia di fico per il mantenimento dello status quo?
«C’è la volontà di tutti di rilanciare il Pdl. Ho sempre sostenuto, anche al massimo della dimensione carismatica di Berlusconi, che ci volesse un partito forte. Il compito di Alfano non sarà facile. Si tratta di trasformare un partito a guida carismatica e a organizzazione verticistica in una formazione con una vera dimensione democratica».

Le primarie si faranno davvero?
«Fin quando ci sarà Berlusconi sarebbe ridicolo farle per la premiership ma per tutto il resto le ritengo necessarie».

Teme il proliferare di correnti nei prossimi mesi?
«È necessario che le fondazioni facciano le fondazioni quindi producano stimoli culturali e non siano correnti surrettizie. Per il resto è importante capire che tanta gente si avvicina ai partiti anche solo per avere luoghi di confronto. Trovo singolare che, dopo un’elezione non andata bene, non siano state convocate riunioni sul territorio. Serve umiltà da parte della classe dirigente. Con l’arroganza non si vince».

Cambia qualcosa nella gestione del gruppo con la nomina di un segretario politico?
«Ho già convocato il gruppo per domani per un incontro con Berlusconi e Alfano. Nessun problema. Alfano non è certo un dilettante allo sbaraglio ma una persona con un notevole spessore politico e culturale».

L’Italia si ritrova a fare i conti con la violenza degli anti-Tav. La politica riuscirà a governare paura e demagogia?
«Me lo auguro. Questa è l’ora della verità. Ci troviamo di fronte al contrasto violento di una grande opera pubblica. A Grillo vorrei dire che gli eroi sono solo gli operai e i poliziotti, non chi fa della delinquenza politica.

Quello che sta accadendo è gravissimo soprattutto perché la contestazione è condotta in prima linea da Sel e Verdi e questo pone un problema enorme al Pd».

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