Il Pdl al contrattacco: «Papa va scarcerato ora la Camera rivoti»

Il Parlamento ha mandato in carcere Alfonso Papa. E il Parlamento ora deve cercare di tirarlo fuori, revocando l’autorizzazione all’arresto concessa dalla Camera lo scorso 20 luglio. Con un provvedimento che, tecnicamente, non ha alcun precedente, i deputati del Pdl Enrico Costa, Maurizio Paniz (rispettivamente capogruppo in commissione Giustizia e nella Giunta per le autorizzazioni a procedere) e Gaetano Pecorella, avvocato penalista, hanno presentato alla Giunta per le autorizzazioni a procedere un’istanza di revoca del sì all’arresto nei confronti del parlamentare Pdl. Papa, dallo scorso 20 luglio, è detenuto nel carcere di Poggioreale, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta P4, con l’accusa di corruzione, favoreggiamento e rivelazione di segreti d’ufficio.
Un unicum. Non era mai successo che dei parlamentari sottoponessero alla giunta una richiesta di revoca di un proprio provvedimento. Ma del resto, è accaduto solo quattro volte che per un parlamentare sia stata data l’autorizzazione alle manette. «È vero – spiega Paniz – non ci sono precedenti, ma non si fanno solo le cose facili. L’articolo 68 della Costituzione non dice che una volta concessa l’autorizzazione non possa essere revocata. Anzi, c’è un inciso che fa riferimento al mantenimento della detenzione, con la possibilità, quindi, che ci possa essere una nuova valutazione». Non si sbilancia il presidente della Giunta di Montecitorio, Pierluigi Castagnetti: «È un caso inedito – dice – non ci sono precedenti. Leggeremo l’istanza e la valuteremo». Il Pd, invece, che al Senato ha salvato il “suo” Alberto Tedesco proprio mentre alla Camera mandava Papa in carcere, si mette di traverso: «È una proposta avventata – tuona la capogruppo in commissione Giustizia, Donatella Ferranti – del tutto fuori dal sacrosanto principio costituzionale della separazione dei poteri. La Camera si è già espressa su Papa e il Pdl farebbe bene a rispettare l’esito di un voto che ha contribuito a determinare».
Si vedrà. Ma cosa chiede l’istanza? In primo luogo, i parlamentari Pdl sottolineano che «non esistendo un’esplicita norma che lo vieti» il sì all’arresto è revocabile, anche perché le autorizzazioni «sono di norma concesse “sic stantibus” e sono suscettibili di revoca in ossequio al principio di autotutela». Si passa poi all’analisi della situazione di Papa, da tre mesi in cella. Secondo i deputati, essendo già stato fissato il giudizio immediato (il prossimo 26 ottobre) bisogna ritenere «già esistente e completo il quadro probatorio», e dunque non ci sono più rischi di pericolo di fuga o inquinamento delle prove. Una bordata anche alla procura di Napoli. Nell’istanza viene infatti ricordata la frase attribuita al procuratore capo, Giovandomenico Lepore, secondo cui «stare in galera fa male, ma (Papa) non deve dimenticare che chi ce l’ha mandato è stato il Parlamento, cioè quelli che ora vanno a visitarlo».

Insomma, ci sarebbero i termini del «fumus persecutionis». Il documento, infine, solleva pure un’altra questione, quella del «conteggio del numero legale dell’assemblea della Camera». La revoca del sì all’arresto servirebbe anche a tutelare «il plenum assembleare».

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