RomaCè chi ha evocato un ritorno a Tangentopoli, anche se non sono tempi da giustizialismo bipartisan e a nessuno viene la tentazione di agitare cappi. Tutti dicono di disapprovare la «gogna mediatica» o il «ventilatore» che sparge fango (o peggio) sulla classe politica, ma sono sempre più chiari i segnali che arrivano da chi, in particolare nel Popolo della libertà e nella Lega Nord, vuole che la giustizia vada avanti nellinchiesta sugli appalti e lascia intendere che, alla fine di tutta la vicenda, ci saranno anche conseguenze politiche.
Alla base di tutto cè il «chi ha sbagliato, paghi» di Silvio Berlusconi, che ha dato il «la» a una serie di prese di posizione, trasversali e anomale.
Tra i più duri il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha prospettato una separazione tra chi ha responsabilità e chi non ne ha. «Credo che il Pdl e quelli di noi che hanno nella loro storia personale e professionale lassoluta rettitudine come principio non possano assolutamente tollerare che vi siano casi come quelli che stanno apparendo». Dalle parole del ministro della Giustizia Angelino Alfano emerge lintenzione di rendere più stringenti le norme anti corruzione. «Siamo di fronte a episodi che, se fossero veri, meriterebbero una severa punizione dei colpevoli. Chi è chiamato a occuparsi della cosa pubblica e amministra il denaro dei cittadini - spiega Alfano - lo deve fare con rigore morale e severità».
Schema replicato in molte prese di posizione. La costante è la tenuta del governo e poi il riconoscimento delle responsabilità. «Non ci sarà alcuna impunità - ha assicurato il vicepresidente del Pdl alla Camera Maurizio Lupi - smettiamola però di sbattere in prima pagina persone perbene descrivendole come fossero mostri». Anche da Osvaldo Napoli arriva una condanna al «ventilatore mediatico che schizza liquame per ogni dove». Accompagnato però dallinvito ai magistrati «ad accendere la luce, con avvisi e rinvii a giudizio».
Se la linea del premier Berlusconi ha fatto scuola, una qualche pressione al Pdl è arrivata anche da Internet. Negli sfogatoi del popolo azzurro ieri il clima era da antipolitica, con tanto di inviti a diminuire gli stipendi dei parlamentari. Facile, in questo scenario, indovinare la posizione della Lega Nord che, messi da parte i dubbi sulle inchieste, ieri invitava a isolare i responsabili. Il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota parlava di «mele marce» da isolare e il governatore veneto Luca Zaia, optava per un più drastico «pulizia totale».
Le posizioni della maggioranza del Pdl e della Lega sono apparse, per una volta, compatibili con quelle dei finiani. Ieri Fabio Granata ha invitato a inasprire il disegno di legge anti corruzione, anche se poi ha ribadito la richiesta di ascoltare lallarme dei magistrati sulle intercettazioni.
Controcorrente, un pezzo da novanta del Pdl: Fabrizio Cicchitto. Ieri il capogruppo alla Camera ha protestato per la pubblicazione della lista Anemone «portata, non si sa da chi, a conoscenza dei giornali e non della procura di Roma». Per Cicchitto è in corso uno smantellamento dello Stato di diritto. Dice di dispiacersi «per i giustizialisti che attualmente dominano».
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