Pdl, Fini: "Il voto anticipato è da irresponsabili" E Berlusconi: "Costruiamo l'Italia del futuro"

Fini boccia le elezioni anticipate e assicura: "Non mi dimetto per aver espresso opinioni politiche". Il premier: "Andare oltre il compromesso dei padri costituenti". Bondi: "Fini torni in carreggiata"

Pdl, Fini: "Il voto anticipato è da irresponsabili" 
E Berlusconi: "Costruiamo l'Italia del futuro"

Roma - Parlare di voto anticipato è da "irresponsabile". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante la trasmissione "In mezz’ora" con Lucia Annunziata torna a parlare dopo lo scontro con Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl, prima tappa della sua offensiva mediatica. Andare al voto in questo momento, a suo giudizio, sarebbe il "fallimento della maggioranza e l’archiviazione del federalismo, è il modo migliore per esporre l’Italia ad un rischio enorme", mentre "abbiamo davanti tre anni di legislatura per fare le riforme". L'Italia "correrebbe il rischio enorme di finire come la Grecia". "Bene Tremonti - dice quindi Fini - che tiene i conti in ordine" evitando al Paese di "finire come Atene". Ora però, aggiunge, "la questione è come riuscire a far ripartire l'economia".

"Non sono pentito di quel che ho detto a Berlusconi" "Non mi pento di quanto ho detto a Berlusconi perchè il presidente del Consiglio ha detto una cosa che non corrisponde al vero, cioè che io mi dovrei dimettere perchè ho espresso una opinione in parte dissenziente da quanto espresso dal presidente del Consiglio che è il leader anche da me riconosciuto del Pdl". "Non c'é motivo per pentirsi o pensare di essersi suicidati. Io ho fatto quello che dovevo fare anche come punto di riferimento della destra italiana. "Voglio aiutare il partito - aggiunge - e Berlusconi a migliorare l'azione politica su alcune questioni".

"Non mi dimetto per aver espresso opinioni politiche" Il presidente della Camera torna poi a ribadire l'intenzione di restare al suo posto e di non avere minimamente pensato alle dimissioni dopo lo scontro verbale con il premier. Fini ha infatti spiea di non essersi "pentito per aver espresso un'opinione politica" o per "aver alzato un dito". Anche per questo, ha aggiunto, "non mi dimetto. Sono e sarò invece pronto a discutere di dimissioni nel caso in cui io venissi meno ai miei doveri di rispettare e di far rispettare le regole".

"Nessuna intenzione di fare un partito" "Vorrei innanzitutto sgombrare il campo da un equivoco: non ho alcuna intenzione di fondare altri partiti", ha detto Fini, ribadendo di aver intenzione di "discutere dentro il Pdl su problemi politici perché penso che così il Pdl ci guadagna".

"Berlusconi è il leader" Nessuna contestazione, poi, sulla leadership di Berlusconi: "credo che sia emerso dalla televisione che non si tratta di questioni personali e io non ho mai messo in discussione la leadership di Berlusconi. Lui è il leader, è il presidente del Consiglio, e ha diritto di governare".

"Saremo leali, niente imboscate" "E' da irresponsabili il solo parlare di elezioni anticipate perché gli italiani non capirebbero e sarebbe il fallimento di Berlusconi che ha una maggioranza come non si vedeva da tempo: ha il diritto di governare. Non ci saranno imboscate, noi saremo leali e faremo la nostra parte". "Discuteremo e lo faremo attraverso il congresso". "Quando poi sarà, tra nove mesi o un anno, conta poco" anche perché, sottolinea, occorrerà pensare alla fase organizzativa a partire dal "tesseramento e dalla costituzione della segreteria nazionale". "Non ho dubbi: nel Pdl c'é la libertà per opinioni diverse, per confrontarle e discutere e poi decidere". Insomma, la fase in cui il confronto era più difficile "é superata", conclude.

"Io destra moderna" "Di destra ero e di destra sono" e "nel Pdl penso di rappresentare la sensibilità della destra moderna, che non ha la bava alla bocca e cerca di dialogare con l’avversario» perchè la sua voce "sarà molto più forte di quanto non facciano pensare i numeri in direzione".

Federalismo ma non a ogni costo "Io non ho mai detto di essere contrario al federalismo fiscale. Ho solo contestato chi dice di volere il federalismo fiscale 'ad ogni costo' perché non può essere lesivo della coesione nazionale" e perché "deve avere costi sostenibili e compatibili con i conti pubblici", precisa il co-fondatore del Pdl. Che sulla questione dei costi si è anche detto disponibile di "incontrare Bossi nei prossimi giorni. So che lui vuole il federalismo visto che è alla base del programma della Lega, ma se lo volesse a scapito della coesione nazionale sa bene che il Pdl direbbe di no".

Berlusconi, Bossi e il federalismo "Dobbiamo essere certi che il federalismo fiscale non metta a rischio l'unità nazionale. Su questo inciderà positivamente la responsabilità del Presidente del Consiglio e anche dei ministri della Lega, a cominciare da Bossi". E' il messaggio che viene da che ha elogiato il "senso di responsabilità del presidente del Consiglio che ha fatto un discorso alto, nobile, citando i padri fondatori della Repubblica". "Berlusconi ha detto che le riforme debbono essere condivise. Io avevo capito che si potevano fare anche a colpi di maggioranza ... C'é la responsabilità di un ministro come Maroni, lo stesso Bossi che peseranno. Io ho proposto una commissione tra i governatori del Nord e del Sud per valutare i costi e i problemi del federalismo fiscale e credo che si farà perché questa riforma non deve mettere a rischio l'unità del Paese".

"I magistrati non sono un cancro", aggiunge poi ma spiaga anche che questo non toglie che "in alcuni settori siano politicizzati". La magistratura è "un baluardo della legalità". Per Fini "la destra nel Pdl deve fare sentire la sua voce su alcune questioni importanti come la legalità e il rapporto Nord e Sud". "Quelli che si riconoscono nelle mie parole - ha detto Fini - chiederanno di discutere cosa significa riforma della giustizia e del Csm. Noi siamo favorevoli alla separazione delle carriere ma nessuno ci chieda che i pm siano dipendenti dall'esecutivo". Anche per questo, ha aggiunto, "se c'é la volontà di ascoltare si trova sempre un punto di equilibrio rispettoso degli equilibri costituzionali come, ad esempio, del ruolo della magistratura".

Il documento della direzione Pdl "Il documento della direzione sembrava fatto apposta per contare gli eretici", aggiunge Fini tornando all'assemblea rovente digiovedì scorso. Rilevando che il rapporto "70 a 30" delle componenti nel Pdl "sia definitivamente archiviato: An non esiste più - ribadisce - così come Fi, esiste il Pdl nel quale intendo rappresentare una certa sensibilità di destra, una destra moderna che non insulta e che cerca di dialogare con l'avversario".

Dibattito alla luce del sole Con Berlusconi "abbiamo tolto il lavoro ai retroscenisti" politici. "Questo - spiega Fini - è un dibattito che un grande partito fa alla luce del sole ed al termine del quale ciascuno poi si assume le sue responsabilità". "Di scontato c'é solo una cosa: l'assoluta lealtà agli elettori e a questo governo ma non l'acquiescenza e le eventuali decisioni saranno rispettate solo se discusse e motivate".

Caso intercettazioni "Il testo uscito dalla Camera era un buon testo di compromesso e le modifiche apportate al Senato sono positive ma l'esame è in itinere" e quindi per un

giudizio "aspettiamo il prodotto finito". A chi gli sottolinea la stretta sul fronte dell'informazione e in particolare l'introduzione di penalità per i giornalisti, Fini infatti replica "il testo è in itinere. Aspettiamo".

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