Il Pdl non è una porta girevole

La destra ha un problema. Alcuni esponenti di questo governo si sono dimenticati di essere umani. Il fatto di avere un’opposizione che fa pietà non è condizione sufficiente per rendere il centrodestra infallibile

La destra ha un problema. Alcuni esponenti di questo governo (e della maggioranza uscita dalle passate elezioni) si sono dimenticati di essere umani. Il fatto di avere un’opposizione e una sinistra da far pietà, non è condizione sufficiente per rendere il centrodestra infallibile. Per carità, il Giornale non si può certo definire un crociato delle ragioni antiberlusconiane. Eppure ogni volta che alza il ditino (è ovvio che ricevere critiche non garbi) viene giù il mondo. E all’interno del governo si assiste a quello sbiadito abito mentale per il quale tutto ciò che parte da via Negri in realtà nascerebbe altrove e avrebbe secondi e nascosti fini.
L’ultimo caso riguarda il ministro Prestigiacomo. Ci siamo permessi di mettere in discussione il comportamento del ministro, che avrebbe mollato il Pdl per divergenze su una norma che riguarda i rifiuti. Per noi hanno scritto, magnificamente, Vittorio Sgarbi e Anna Maria Bernardini de Pace. Due pezzi davvero godibili (chi avesse voglia li ritrova sul nostro sito internet) in cui, sintetizzando, si diceva: se volete fare i ministri, posto che non è stato il medico ad ordinarvelo, fatelo con il rigore e il senso dello Stato che questo ufficio impone. Insomma meno pianterelli e più palle. Maschilisti? Ma va là. Andatelo a dire alla Bernardini. Eterodiretti? Sì, certo: immaginate un po’ voi chi possa dirigere Sgarbi.
Ma il caso della Prestigiacomo (che peraltro sulla tracciabilità dei rifiuti ha più di una buona ragione ad insistere) è solo l’ultimo di una lunga sfilza. Criticare Gianfranco Fini sulla conversione a sinistra del suo pensiero politico, o sulle casette a Montecarlo, non significa necessariamente gettare al mare l’operato di governo dei suoi fedelissimi Ronchi (ottime le battaglie sul brevetto europeo) e Urso (instancabile commesso viaggiatore del made in Italy).
Insomma, il centrodestra (quello di oggi e quello di ieri) sembra un po’ sordo alle critiche che gli rivolge il «fuoco amico» come qualcuno ha definito in maniera irriguardosa la stampa moderata. Criticare una posizione politica, un atto di governo, una promessa non mantenuta di un qualsiasi esecutivo è alla base del nostro rapporto con i lettori, indipendentemente dal colore delle maggioranze. Scrivere è decisamente più facile che governare.
Quando, solo una settimana fa, abbiamo chiesto a Silvio Berlusconi di trovare un modo per ridurre l’insopportabile peso che grava sugli italiani, avevamo bene in mente la differenza che passa tra il chiederlo e il farlo, in un contesto difficile come questo. Ma ciò non ci ha impedito di ricordare al premier come negli ultimi dieci anni (per gran parte governati dal centrodestra) spesa corrente ed entrate siano cresciute a un ritmo favoloso. Mentre l’Italia non si è certo arricchita a tassi europei. È comodo pensare che le critiche al governo, alla maggioranza o a singoli esponenti politici derivino da articolati interessi occulti, e non già da palesi, palesissimi fallimenti pubblici.
Se un consiglio ci sentiamo di dare a questa maggioranza e a questo governo è di ascoltare le critiche con un po’ più di umiltà.

Andatelo a spiegare voi agli italiani perché un esponente finiano del Pdl vota con Di Pietro; andatelo a raccontare voi agli italiani perché due ministre considerano le porte di Palazzo Chigi come quelle della metropolitana che si aprono e chiudono a richiesta; e raccontatelo voi agli italiani per quale motivo in dieci anni il fisco ha sottratto loro 120 miliardi di tasse in più.

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