Roma - Casi di abusi e sfruttamento sessuale di minori, anche di sei anni, da parte di appartenenti alle forze Onu di peacekeeping e operatori umanitari, continuano a verificarsi in paesi in emergenza e sono sottostimati e poco documentati perché le vittime hanno paura di parlare. Si tratta di una "piccola minoranza" di operatori, che però infangano il lavoro meritorio e vitale di tanti loro colleghi. Lo denuncia il nuovo Rapporto di Save the Children "Nessuno a cui dirlo", frutto di interviste, gruppi di discussione e incontri che hanno coinvolto minori, operatori umanitari, personale delle missioni Onu, addetti alla sicurezza, in nazioni in situazioni di emergenza o post conflitto. La ricerca segue di due anni uno studio analogo condotto in Liberia da Save the Children. "Nonostante le dichiarazioni di impegno da parte di governi e organizzazioni internazionali - commenta Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia - il rapporto documenta come abusi nei confronti di minori continuino in paesi e aree in emergenza e come queste situazioni restino per lo più sommerse. È necessario fare in modo che i bambini non continuino a soffrire in silenzio e siano invece incoraggiati e aiutatati a denunciare quanto hanno subito".
Paura di parlare E' molto forte. Un ragazzo del Sudan ha detto che le vittime temono che, se parlano, l’abusante possa cercarli e fare loro del male, che le agenzie smettano di dare loro gli aiuti, temono di essere emarginati dalle famiglie e comunità o addirittura puniti: "Questo ci lascia intendere - prosegue Nesi - che per ogni abuso identificato ce ne sono probabilmente molti che rimangono nascosti e sconosciuti".
Chi sono le vittime Prevalentemente orfani, o separati dai genitori, o con famiglie che dipendono dagli aiuti umanitari. A prevalere per numero sono le bambine rispetto ai maschi e l’età media delle vittime è di 14-15 anni anche se il rapporto attesta di abusi anche ai danni di bambini di 6 anni.
Gli abusi I più frequenti sono commenti, frasi volgari o dal contenuto sessuale, cioè "abusi verbali" (sono testimoniati dal 65% degli intervistati); segue il sesso "coatto" (55%), a cui i minori sono indotti magari in cambio di cibo, soldi, sapone, in rari casi di beni "di lusso" come il cellulare. Frequenti anche le molestie (55%). Benchè meno frequente (30%) la violenza sessuale di singoli ma anche di gruppi su minori.
Chi abusa Possono appartenere a qualsiasi organizzazione, sia essa umanitaria, o di peacekeeping o di sicurezza; non ci sono differenze di livello o grado, dai più bassi ai più alti; manager; fare parte dello staff locale o internazionale. Ma è il personale delle missioni di pace risulta quello numericamente più coinvolto: dei 38 gruppi di lavoro in cui si è svolta la ricerca, 20 hanno indicato nei peacekeepers gli autori più frequenti degli abusi. Un dato confermato anche dalle Nazioni Unite: sul totale delle denunce di sesso con minori a carico di operatori Onu nel 2005, 60 su 67 riguardano le truppe del Dipartimento Onu delle Operazioni di Peacekeeping (Dpko).
Piccola
minoranza "Sono comportamenti inqualificabili - spiega Neri - queste persone sono per fortuna una piccola minoranza. La gran parte degli operatori non commette alcun abuso e fa bene e con la massima serietà il proprio lavoro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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