Pedofilia, i file degli stupri sul web: 11 arresti, anche militari tra indagati

Arrestate 11 persone e indagate 70 per commercio su internet di materiale pedopornografico che ritraeva bimbi di 3 anni vittime di stupri

Pedofilia, i file degli stupri sul web: 
11 arresti, anche militari tra indagati

Roma - Undici ordinanze di custodia cautelare, sei in carcere e quattro ai domiciliari: è il bilancio di una operazione antipedofilia della Polizia Postale in Puglia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche e Campania, nell’ambito di un’indagine sullo scambio, attraverso internet, di filmati ed immagini pedopornografiche. Sono, invece, una settantina le persone indagate. Tra queste ultime vi sono anche militari, professionisti e dipendenti della pubblica amministrazione.

Arresti in tutta Italia Con l’accusa di aver scambiato in internet file pedopornografici che ritraevano bambini, anche di tre-quattro anni, vittime di rapporti sessuali completi, undici persone vengono sottoposte a misura cautelare tra Puglia, Lombardia, Marche e Campania. Tra le persone arrestate figura anche una donna. L’operazione è stata compiuta dalla polizia postale di Bari, che sta eseguendo anche perquisizioni nelle residenze degli indagati. I provvedimenti restrittivi (sei in carcere, quattro ai domiciliari e un’interdizione all’uso del computer) sono firmati dal gip del tribunale di Bari Jolanda Carrieri su richiesta del pm inquirente, Roberto Rossi. Il reato contestato agli undici è di perdopornografia informatica sotto la forma del commercio di file pedopornografici. Durante le indagini la procura di Bri ha sequestrato, nel corso di centinaia di perquisizioni, numerosi file pedopornografici. 

I file scambiati I file pedopornogafici venivano scambiati - secondo le indagini - nella comunità informatica di E-mule nella quale - a quanto viene reso noto - non c’è un server centrale che gestisce e controlla le operazioni, ma ogni utente registra una cartella e condivide i file con altri utenti.

Per i file pedopornografici gli utenti usavano barattare le foto con altre immagini fotografiche. In base agli accertamenti della procura di Bari, gli scambi erano assai proficui, come dimostrano le centinaia di foto (di provenienza dell’ex Unione Sovietica e orientale) sequestrate nel corso delle indagini.

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