Aveva preannunciato la nascita in Provincia di un «coordinamento della sinistra alternativa, formato da 11 consiglieri contro i 14 del Pd e 5 assessori». Obiettivo? «Fronteggiare le derive centriste del Pd e del presidente Filippo Penati». Sì, avete capito bene: un tribunale del popolo per mettere sotto accusa chi, Penati in testa, è accusato di «sbandare a destra» perché reclama il rispetto della legalità su rom, lavavetri e mendicanti.
Ma per Giansandro Barzaghi, assessore provinciale allIstruzione - già segretario cittadino uscente di Rifondazione e membro del comitato politico nazionale del Prc - che, parola di Penati, «pensa di fare il commissario del popolo» non cè più alcun futuro nella giunta provinciale: sbattuto fuori perché «è venuto meno il rapporto di fiducia». Linquilino di via Vivaio lha rimandato a casa con una decisione che Barzaghi definisce «pesante e improvvisa» e che, naturalmente, coinvolge «non solo la mia persona ma il rapporto complessivo con Rifondazione e con linsieme della sinistra».
Traduzione: il ritiro penatiano della delega a Barzaghi significa implicitamente rimettere in discussione il ruolo di Rifondazione allinterno della maggioranza in Provincia. In soldoni: si apre la crisi e, attenzione, coinvolge pure Sinistra democratica e Verdi. Infatti, quel coordinamento della sinistra alternativa-tribunale del popolo che vuole mettere sul banco degli accusati Penati e il Pd in Provincia è pure composto dai cinque consiglieri di Rifondazione, dai tre della Sinistra democratica, dai due Verdi e dal capogruppo dei Comunisti italiani oltreché dagli assessori Irma Dioli e Bruno Casati (entrambi di Rifondazione), Paolo Matteucci (Sinistra democratica) e Pietro Mezzi (Verdi).
Chiaro a tutti che il patto elettorale sottoscritto nel 2004 è saltato e la maggioranza è davvero «in frantumi, incapace di trovare compattezza sul tema della sicurezza» chiosa Bruno Dapei, capogruppo di Forza Italia. La prova è il voto contrario della sinistra radicale alla relazione sulla sicurezza presentata da Penati in consiglio comunale e che è passata solo grazie al sostegno dellopposzione. Scenario che, secondo Forza Italia, si ripeterà «per altri due anni, sino al voto»: ventiquattro mesi di paralisi di unamministrazione provinciale «senza guida e, dunque, incapace di dare risposte ai problemi sul tappeto».
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