Politica

In pensione più tardi, ma con più soldi

RomaLa sfida è «non scontentare nessuno». Persino sulla previdenza - che poi è il capitolo politicamente più caldo - si sta facendo strada una possibile «quadra». Per il momento è poco più di una chiacchiera, ma tutti riconoscono che avrebbe il pregio di dare ragione a Umberto Bossi, quando dice che le pensioni non vanno toccate, e, allo stesso tempo, anche a chi chiede tempi più rapidi per l’entrata a regime della riforma previdenziale. In sostanza si tratta di accelerare l’aumento dell’età, magari con l’anticipo al 2012 di quota 97 con 61 di età minima, che anche ieri era la ricetta più gettonata nel toto manovra. Allo stesso tempo si dovrebbero, rimpolpare le pensioni, in particolare quelle più basse. Il leader della Lega, d’altro canto, ha sempre detto che le pensioni non vanno toccate, cioè che gli assegni non vanno tagliati. In questo caso, le pensioni sarebbero addirittura aumentate. Se dovesse passare questo compromesso, sarebbero da ricalcolare i risparmi del capitolo pensioni che, nel caso di quota 97 anticipata, sarebbero di 1,6 miliardi.
Ha suscitato polemiche - e le smentite del sottosegretario all’Economia Luigi Casero - l’indiscrezione su un possibile nuovo condono. Un accertamento con adesione di massa oppure una sanatoria «tombale» secondo il principale fautore Amedeo Laboccetta. Niente nuovo condono, quindi. Non è invece escluso che negli emendamenti alla manovra non finisca la riapertura di un condono i cui termini sono scaduti.
A cambiare sarà il contributo di solidarietà, cioè la tassa extra che il decreto approvato dal governo fissa al 5% per il reddito tra 90 e 150 mila euro e del 10% per le cifre superiori. Ci sarà il mini-quoziente familiare, cioè l’esclusione dal contributo delle famiglie numerose. Ma sembrerebbe che la maggioranza sia soprattutto orientata ad introdurre un unico prelievo del 5% per i redditi sopra i 200mila euro.
Giochi praticamente fatti, invece, per l’aumento dell’Iva. L’imposta sui beni e sui servizi nell’ipotesi più accreditata dovrebbe aumentare di un punto percentuale. Certa anche per la Robin tax, a carico dei grandi gruppi energetici, mentre non ha trovato conferma un eventuale allargamento alle compagnie di telecomunicazioni.
Tra le novità spuntate ieri c’è la proposta di mettere un tetto agli stipendi dei manager pubblici e ai funzionari di Stato (lo chiedono 40 parlamentari di maggioranza) e anche la patrimoniale sugli immobili. Ma sembra più una carta da usare nei tavoli delle trattative. Nel caso della Lega Nord, per bilanciare le richieste di chi vuole toccare le pensioni e non vuole mitigare i tagli ai comuni. Per Confindustria, disposta a ragionare su «una tassazione ordinaria sul patrimonio immobiliare», sarebbe invece un’alternativa alla Robin Tax, che colpisce importanti soci di Viale dell’Astronomia.
Su tutte le proposte incombe la necessità di fare in fretta. A partire dalle pensioni. La maggioranza potrebbe quindi rinunciare a interventi per non aprire trattative. Il quadro chiaro delle modifiche - che saranno contenute in un maxiemendamento - sarà pronto entro lunedì. Che è anche il termine per la presentazione degli emendamenti nella Commissione Bilancio. Oggi comincerà un velocissimo giro di audizioni sulla manovra, durante il quale saranno sentiti rappresentanti dei sindacati, delle associazioni datoriali, della Corte dei Conti. Da martedì prossimo la discussione vera e propria e poi le votazioni.

Se fino ai giorni scorsi si dava per scontata la fiducia solo nel passaggio successivo, alla Camera dei deputati dove dovrebbe arrivare un testo blindato senza possibilità di modifica, ieri erano in molti a dare per probabile una fiducia anche a Palazzo Madama.

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