Il pentito Campanella accusa Cesa: favoriva appalti per finanziare l’Udc

Secondo l’uomo che procurò a Provenzano un passaporto falso il segretario centrista guidava un «gruppo» che versava tangenti al partito. La replica: ho le mani pulite

nostri inviati

a Catanzaro

Francesco Campanella, il super pentito di mafia che procurò il falso passaporto al boss Bernardo Provenzano, che nelle sue dichiarazioni ha colpito indistintamente a destra e sinistra, che al suo matrimonio a Villabate invitò tanti politici, compreso Clemente Mastella, leader del partito (l’Udeur) in cui lo stesso Campanella militò da giovane, con un po’ di ritardo parla anche di Lorenzo Cesa, segretario Udc, e di Pino Galati, Udc pure lui. L’occasione gli viene data dall’interrogatorio cui viene sottoposto il 29 novembre 2006 dal pubblico ministero catanzarese Luigi De Magistris.
Le domande del Pm dell’inchiesta «Why not» sono dirette a trovare riscontri ad alcune attività investigative in corso proprio su Cesa e Galati. Campanella ammette di sapere poco delle cose calabresi ma di quelle romane, e del «gruppo» che a suo dire farebbe capo a Cesa e Galati, ammette di sapere molto. Così se il magistrato non trova riscontri ai legami tra la società calabrese Optical Disk e la Global Media, quest’ultima accende la memoria di Campanella che racconta di aver lavorato con questa società in diverse occasioni. Come, ad esempio, nel Pptie, il Programma di partenariato territoriale con gli italiani all’estero che riguardava finanziamenti alle regioni svantaggiate da parte della Farnesina attraverso il Cif Oil (Centro internazionale di formazione dell’organizzazione internazionale del lavoro). In questo progetto, secondo il pentito, la Global Media si sarebbe occupata di organizzare eventi. Per Campanella era uno dei calderoni utilizzati da Giovanni Randazzo, imprenditore vicinissimo all’Udc, definito l’alter ego anche finanziario del leader del partito centrista Lorenzo Cesa. L’accusa - tutta da dimostrare - è pesante: secondo Campanella, Randazzo tramite una rete di società, raccoglieva appalti e commesse grazie alle conoscenze di Cesa garantendo al partito un «ritorno» che i magistrati classificano alla voce «tangenti». Per produrre in nero, a detta del pentito, ci si sarebbe affidati a ricevute gonfiate nel campo dei servizi. E quanto ai buoni rapporti che Randazzo poteva vantare spendendo il nome di Cesa, a titolo esemplificativo Campanella racconta di un faccia a faccia al ministero delle Attività produttive con un importante membro dello staff di Galati. Nel racconto ai magistrati Campanella avrebbe sottolineato la disinvoltura con la quale Randazzo si muoveva negli uffici ministeriali ottenendo anche un accesso, pressoché totale, alla documentazione di contratti d’area, patti territoriali e budget ministeriali. Nelle parole del pentito c’è spazio anche per raccontare come Randazzo avrebbe, in occasione delle europee, finanziato una serie di spese per la campagna dell’Udc, ivi compreso l’affitto di aerei privati per portare Cesa al Sud.

Parlando al consiglio nazionale del partito, Lorenzo Cesa ha replicato così alle accuse della procura di Catanzaro. «Sono amareggiato. Se avessi anche un minimo dubbio sulla correttezza del mio operato professionale non sarei al mio posto un secondo di più. Avete di fronte una persona con le mani pulite»\

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