Pera ai cattolici: «Dovete avere più coraggio»

Pera ai cattolici: «Dovete avere più coraggio»

Stefano Filippi

nostro inviato a Norcia (Perugia)

Marcello Pera è un filosofo che ama i paradossi. Così, quando dice a Giorgio Vittadini «voi cattolici dovete essere più coraggiosi», sembra voglia usare una frase paradossale. Vittadini presiede la Fondazione per la sussidiarietà, è un leader di Cl e per temperamento non ama le mezze misure: se c’è uno che non può essere paragonato a don Abbondio è lui, e il presidente del Senato lo sa bene. Eppure Pera non cerca la frase a effetto. Incita sul serio i cattolici a tirare fuori la grinta, e lo fa proprio mentre gran parte del mondo laico («laicista», direbbe Pera) rimprovera alla Chiesa di parlare troppo. La campagna referendaria sulla procreazione, l’otto per mille, la presenza di Dio nella società e nella politica: ogni volta che aprono bocca, i vescovi sono zittiti dalle polemiche.
Invece il vero paradosso è che un settore sempre più ampio della cultura laica sproni i cattolici a uscire allo scoperto. I due giorni di dialogo a Norcia tra la fondazione Magna Carta e quella per la Sussidiarietà lo documentano. Pera, che della prima è presidente onorario, fa del messaggio autografo di Benedetto XVI «un punto di riferimento e un’agenda sociale e politica», come scrive nella lettera di ringraziamento al Papa. Ed Ernesto Galli della Loggia, che a Norcia prende il microfono due volte, svela un curioso retroscena. «Prima del referendum - racconta l’editorialista del Corriere della Sera - i giornali volevano dare voce alla parte cattolica. Ma molti intellettuali si sono rifiutati di esporsi pubblicamente. Avevano paura di essere etichettati come amici di Ruini, come tradizionalisti o reazionari. Insomma, molti settori cattolici hanno il problema di essere “politicamente corretti”. Così si chiudono da sé in un ghetto».
È uno spettacolo interessante quello dei laici che invitano i cattolici a farsi sentire ancora di più. Vittadini raccoglie subito la sfida nel seminario di Norcia. «Molti nella Chiesa, a proposito di Islam, parlano solo di dialogo e perdono - scandisce -. Ma io non abbraccerò mai un imam che giustifica il terrorismo perché porto rispetto alle vittime. Non c’è nessuna ragione che possa giustificare la violenza». Ed elenca i temi su cui proseguire il dialogo con il mondo laico: «Riscoprire la tradizione giudaico-cristiana, fondare la sussidiarietà non solo nel no-profit ma anche nel mercato, investire nella formazione e nel capitale umano».
Il dialogo è ben avviato, conferma Pera che dal messaggio del Papa trae una vera agenda anche politica. «Più autonomia agli individui e alla società. Più sussidiarietà, anche fiscale, perché lo Stato non può più sostenere il peso economico del welfare attuale. Fermezza sui principi della tradizione, aggiornandoli con prudenza e gradualità. Impegno a estendere il valore della dignità della persona in tutto il mondo, non solo nell’Occidente, e a pensare una “filosofia della persona”. Ci riconosciamo nel principio del primato della persona e della dignità dell’uomo anteriori alle legislazioni degli Stati. E facciamo nostra l’idea che lo Stato laico, a differenza di quello laicista, ideologico e inaridito dalla secolarizzazione, non è ostile al senso religioso degli uomini ma anzi collabora con esso».


L’ultimo punto dell’agenda lo segna Gaetano Quagliariello, presidente di Magna Carta: «In primavera si vota. Bisognerà pensare a come essere presenti sotto elezioni, facendo pesare i nostri rapporti e i temi che ci stanno a cuore. Senza avere paura».

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