Pera: alle urne in un clima di democrazia violata

«Il Professore ha messo i sigilli al Parlamento. E Ciampi opta per il no. Ma dov’era quando la sinistra varava la riforma del Titolo V?»

Anna Maria Greco

da Roma

Il referendum sulla riforma costituzionale è vicino. Ma, avverte Marcello Pera, si vota «in un clima di democrazia violata perché il Parlamento è stato sequestrato da Prodi che vi ha messo i sigilli».
L’ex presidente del Senato conclude con questo grido d’allarme il convegno della Fondazione Magna Carta dal titolo «Sì al referendum per il dialogo e la riforma», cui partecipano docenti universitari e, tra i politici, Enrico La Loggia e Andrea Pastore di Forza Italia e Domenico Nania di Alleanza nazionale.
«Prodi autorizzerà i presidenti delle Camere - accusa Pera - a cominciare le sedute solo per i voti di fiducia. In questo modo il Parlamento è stato spogliato delle sue prerogative».
Secondo il senatore azzurro, grazie anche alla chiusura del Parlamento, la campagna referendaria si sta svolgendo «in un clima di disinformazione, intimidazioni e menzogne» sui contenuti della riforma voluta dalla Casa delle libertà. L’atteggiamento di Romano Prodi sul referendum, tanto per cominciare, è «duro e pregiudiziale: ha fatto capire che se vince il sì il governo ne trarrà le conseguenze». Così, secondo Pera, in sostanza il premier ha posto una specie di questione di fiducia. «Forse - sostiene - è solo invidioso perché con la nostra riforma il rafforzamento dei poteri del premier, di cui Prodi avrebbe tanto bisogno, verrà realizzato solo quando dell'attuale premier non si parlerà più da molto tempo».
E le accuse non mancano anche per Massimo D'Alema, che sarebbe stato costretto «a rimangiarsi perfino le riforme già concordate in commissione bicamerale».
Non è finita. Pera attacca anche Carlo Azeglio Ciampi che si è schierato per il No al referendum. «Dove era il presidente della Repubblica - chiede il senatore di Fi - quando il Parlamento votava la riforma costituzionale del centrodestra? E perché non fece i suoi rilievi al momento giusto?».
Nel dibattito della Fondazione Magna Carta sul referendum di domenica l'ex presidente del Senato concorda invece con l’attuale inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano, che ha invitato tutti a recarsi alle urne. «Questo serve anche a spezzare - sottolinea Pera - il clima di intimidazione che c'è nei confronti del centrodestra. Bisogna far cadere il tabù secondo il quale solo la sinistra è autorizzata a fare le riforme, meglio se con qualche patina di Resistenza». Secondo il senatore azzurro il centrosinistra ha «messo a rischio gravemente l'unità d'Italia, approvando l'articolo 116 della Costituzione, quando ne ha riformato il Titolo V». Perché? Perché con quell'articolo, secondo Pera, fu introdotto il diritto di secessione. «E nessun presidente della Repubblica - sottolinea con una nuova stoccata a Ciampi - allora parlò. Invece in quel momento si spaccò veramente l'Italia. Peccato che gli ex presidenti della Repubblica siano solo oggi così preoccupati per le sorti dell'Italia».
Per tutti questi motivi la giusta indicazione politica, per Pera è «votare sì al referendum per cambiare la Costituzione perché solo con la vittoria del sì si può pensare di continuare a cambiarla.

Dobbiamo votare sì e farlo convintamente per difendere il diritto del centrodestra a continuare a fare le riforme e abbattere due tabù: che la Costituzione del '48 è sacra e che solo la sinistra è autorizzata ad apportare ritocchi e a farlo da sola».

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