Trent'anni fa alcuni ricercatori di Sociologia comparata fecero a giovani francesi e polacchi una domanda: cosa c'è in cima alla piramide dei vostri valori? I francesi risposero l'indipendenza, l'auto-realizzazione, il soddisfacimento delle aspirazioni individuali. I polacchi rispondevano: la famiglia e la salute. L'interpretazione che venne data in Polonia fu che i francesi, degeneri, non tenevano a valori fondamentali come la salute o la famiglia. Difficile immaginare che qualcuno non voglia il proprio benessere fisico, o non ami i propri cari: semplicemente, i francesi davano questi fattori per scontati. Nell'immaginario polacco, invece, la salute e il benessere della famiglia erano traguardi da conquistare o mantenere. Qualsiasi cosa al di là di questi beni primari era ben oltre gli orizzonti della mentalità polacca. Nel 2015 il leader del partito polacco Piattaforma Civica, Bronisaw Komorowski, ha perso le elezioni presidenziali perché ha incentrato la propria propaganda elettorale sulla parola «libertà». A determinare la sconfitta del partito europeista sono stati i giovani. Il partito avversario, Legge e Giustizia (PiS), è salito al governo grazie al voto delle nuove generazioni, promettendo loro prosperità e salari adeguati: benefici tangibili che l'ex presidente Komorowski non aveva neppure nominato. La società libera, la libera circolazione, gli aspetti positivi della globalizzazione sono ormai dati per scontati.
«La libertà ha perso significato fra chi non può ricordare cosa vuol dire esserne privi», commenta Zdzislaw Mach, direttore del dipartimento di Studi Europei dell'Università Jagiellonska di Cracovia. «Al netto di questo valore, non è stato difficile convincere i polacchi, e specialmente i giovani, a rinunciare a combattere per un'Unione dove essi vengono ancora percepiti come cittadini di serie B, costretti a emigrare lavorando al di sotto delle proprie qualifiche». Da un lato i vantaggi dell'Unione europea non sono abbastanza recenti da venire apprezzati, dall'altro la non completa integrazione degli emigrati polacchi e una Polonia che non ha ancora raggiunto gli standard di altri Paesi occidentali. Questa contingenza ha favorito l'affermarsi delle istanze anti europeiste e nazionaliste, che vedono nell'Ue una minaccia alla sovranità territoriale polacca. «Ad alimentare l'ascesa del nazionalismo polacco ha contribuito anche la crisi dei rifugiati, o meglio la paura del diverso continua il prof. Mach. - Le vecchie generazioni, compresa la mia, sono cresciute senza mai sperimentare l'alterità, senza mai entrare in contatto con qualcosa che non fosse bianco, cattolico e parlante polacco».
Con questo retaggio alle spalle, la società polacca non è preparata ad accettare le idee di diversità e multiculturalismo, e la crisi dei rifugiati è scaturita dalla sola ipotesi del suo impatto. Tuttavia fino alla Seconda Guerra Mondiale la Polonia era multietnica. «L'8% della popolazione era ebreo, circa tre milioni. Ma anche ucraini, lituani, cechi, tedeschi facevano parte della società polacca. Dopo la fine della guerra, la comunità ebraica era pressoché sparita, mentre tedeschi, ucraini e cechi vennero deportati nei Paesi di origine. Ma fu durante il periodo comunista che in Polonia venne a formarsi la società omogenea moderna. L'idea dominante di società comunista modello era quella di unità. Un'idea promossa anche dalla Chiesa cattolica. La diversità era vista come pericolosa in quanto elemento di indebolimento della forza di mobilitazione sociale, voluta da entrambe le parti». Un altro fattore chiave nell'ascesa del nazionalismo risale al XIX secolo. All'epoca la Polonia non esisteva come Stato. Le persone etnicamente polacche potevano essere cittadini russi, prussiani o tedeschi. «Come risultato è venuta a mancare una connessione fra cittadinanza e nazionalità. L'unico modo per riconoscersi come polacchi, diversi dagli altri membri della società, era basato sulla cultura. La nazione polacca era quindi fatta di solo cultura.
Da qui, ogni elemento che pare minacciare la cultura polacca è visto come una minaccia alla nazione stessa, mentre il principio di sovranità territoriale, conquista relativamente recente, viene percepito ancora come uno dei più alti valori da difendere». Difendere, nello specifico, dalle leggi comunitarie.Benedetta Leardini
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