Perché mandiamo a Bruxelles Cofferati e Bassolino?

Caro Direttore,
ma perchè si deve mandare Bassolino (e, forse Cofferati) a Bruxelles? Che cosa hanno fatto di buono? E che cosa possono fare di buono per l'Italia?
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Di buono non hanno fatto nulla e non possono fare nulla. E proprio per questo finiscono in Europa. Per anni mandare un politico al Parlamento europeo è stato solo un modo elegante per toglierselo di torno e garantire a lui una pensione (molto) dorata. Per qualcuno evidentemente è ancora così. Bassolino e Cofferati prenderanno il maxi stipendio europeo, godranno dei maxi privilegi e soprattutto non dovranno fare un maxi tubo di niente. Resta da capire come farà l’ex sindacalista Cgil a cambiare i pannolini al bimbo che sta a Genova lavorando (lavorando?) a Bruxelles. Ma per il resto non c’è problema. D’altra parte l’Europarlamento è pieno di onorevoli con poco onore. E l’unica cosa che ci può consolare è che le decisioni importanti vengono prese fuori di lì. Qualche anno fa venne eletto il comico Enrico Montesano. «L’unica cosa che abbiamo da fare», raccontò, «è dire sì o no in gregge, alla cieca, su cose di cui non si capisce nulla». Poi elessero anche l’astronauta Franco Malerba. E lui, a fine mandato quando gli chiesero a che cosa fosse servito stare a Bruxelles, rispose: «Ho modificato la direttiva sui salami di Sant’Olcese». Evviva: ecco perché lo avevamo tirato giù dall’immenso iperspazio: per modificare il suino. Sojuz e cotechini, aggancio in orbita e salamella: in fondo è così che ci si deve sentire al Parlamento europeo. Sempre un po’ astronauti.

E tanto salami.

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