Perché il modello Forza Italia regge l’ondata di antipolitica

Forse per dimostrare che cosa è la «casta», definita giustamente con la categoria degli «intoccabili», è significativo quello che è accaduto al presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. Fermato dalla stradale dopo aver percorso un chilometro e mezzo contro mano, egli ha mostrato il tesserino scaduto da deputato e non è stato multato. Ed aveva fatto correre pericolo di vita agli automobilisti che mantenevano la loro propria corsia.
Che sia Repubblica a denunciare il fatto indica che anche il giornale più vicino alla sinistra sente di dover denunciare un «intoccabile». In questo episodio è apparso quello che è veramente il problema della «casta»: considerare il potere dello Stato come il proprio. Che così abbia operato un dirigente storico del comunismo italiano mostra che le radici del partito Stato sono transitate dalla storia sovietica a quella italiana.
La convinzione di rappresentare un valore assoluto il principio della rivoluzione o della Costituzione, fa del partito di sinistra una sorgente di legittimità. Poi il costume si è diffuso e è diventato un principio: i poteri che detengono la forza dello Stato si considerano a disposizione di coloro che reggono il potere politico.
In questo Forza Italia fu un’eccezione. Il termine «casta» non comparve allora perché quell’operazione fu un’opera di grande rinnovamento culturale, la vera riforma della politica che superava il concetto dei partiti antifascisti come forma necessaria della democrazia italiana e rialzava il livello della politica al di sopra delle corporazioni, soprattutto contro le due più importanti: i tre sindacati storici e la magistratura. Ebbe contro i giornali, la cultura, la scuola, perché la cultura comunista non legittimava una riforma che poneva fine al partito ideologico amato dagli intellettuali e base del riconoscimento della loro influenza politica.
Il governo Berlusconi fece atti importanti e drammatici come l’intervento in Irak, riformò le pensioni senza creare proteste sindacali, cambiò la Costituzione e la legge elettorale, riformò la magistratura e una nuova legittimità che fu respinta dalla sinistra e avversata dalle corporazioni ma riuscì ugualmente a imporsi ad esse. Forza Italia è un’idea che ha cambiato i criteri di legittimità della politica italiana. Occorre spiegare perché con l’avvento della sinistra è invece iniziata una contestazione della legittimità politica che ha investito proprio la sinistra, inchiodata alla definizione di «casta». Il partito ha cessato di essere il criterio di legittimità politica da quando, dopo l’89, non si fonda più sull’ideologia, cioè della grande narrazione marxista. Quando Berlusconi afferma che la sinistra è solo potere, esprime il concetto che essa è diventata un circolo ristretto che non ha più radici ideali. E non rimane allora che l’uso personale del potere usando del titolo politico come potere sullo Stato.

Il criterio di legittimità che Berlusconi aveva creato con il circuito diretto tra corpo elettorale e governo è divenuto la vera forma della legittimità italiana anche se Forza Italia non riesce ad avere il linguaggio per interpretare il carattere definitivo della sua opera.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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