Perde la causa con la moglie. Fa una strage

nostro inviato a Volta Mantovana

In scooter, in bici, a piedi, coi ragazzini sulle spalle e l'inutile golf legato in vita, tra voli di rondini e trattorie che squadernano per la prima volta i tavoli all'aperto. Venticinque gradi e un sole smagliante lungo le lussureggianti sponde del Mincio, giù verso Valeggio, Monzambano e Castellaro Lagusello, tra le fastose colline mantovane. È la Festa della Liberazione, ma tra i filari di viti, i campi arati di fresco e i frutteti che fanno corona a Volta Mantovana si vedono più gazzelle dei carabinieri, e carabinieri col giubbotto antiproiettile, frenetici e imperativi, con le loro palette, che turisti. È la Festa della Liberazione, e ciascuno la celebra a modo suo. Omar Bianchera, per esempio, deve aver pensato che il 25 aprile poteva essere una buona giornata, per liberarsi in un colpo solo dei fantasmi che popolavano i suoi sogni convulsi di uomo solo, illividito da vecchi rancori. La moglie Daniela, responsabile secondo lui di un matrimonio andato a male; la vicina di casa, la vecchia Maria Bianchera, che odiava per via di certe dispute di confine e il Walter Platter, quello a cui anni fa aveva affittato la birreria sotto casa senza mai riuscire a farsi pagare per intero la cifra pattuita.
Tre morti ammazzati e due feriti: la moglie di Walter e il marito della Maria; il tutto nell'arco di un'ora e nel raggio di forse tre chilometri. Una vendetta che vira in strage, meditata con cura («ci sono pronte tre buche per altrettanti bastardi», ripeteva ultimamente, dopo la quinta birretta, quando si trovava con gli amici al bar del Gallo) e compiuta senza sbagliare una mossa, fuga compresa. Fino all'epilogo, che si consuma in un tramonto rosso fuoco nel Bresciano.
Omar Bianchera, 44 anni, camionista per una ditta di Goito, un quintale per uno e novanta, la faccia a pianta larga e un testone affollato di capelli attestatisi a tre dita dalle sopracciglia. Una specie di Rambo di paese con la mania delle armi: una 38 special, una 44 magnum, un fucile a pompa, e troppi telefilm americani nella zucca.
Omar abita nel disadorno villone lasciatogli dal padre Mario: un fabbricato senza sugo di due piani all'incrocio tra la provinciale 18 e la 19, aperta campagna. Il corpo di Maria Bianchera, 71 anni, omonima ma neppure lontana parente di Omar, è a una decina di metri dalla casa dell'assassino, di là da un muretto alto una trentina di centimetri, coperto da un telo bianco come le tute dei carabinieri che filmano la scena. Fulminata accanto all'uscio della sua abitazione, accanto a un ombrellone verde, a tre paia di scarpe poste ad arieggiare su un tavolino, alla vanga e al rastrello che sono serviti a pettinare l'orto, e al disperato chicchirichì fuori tempo del gallo che furoreggia inquieto nel pollaio dietro casa.
Questo però è già il secondo tempo della strage. Omar è già entrato in azione alle 9.30 in via Risorgimento a Volta Mantovana. Aspetta la moglie Daniela, 44 anni, da cui è separato da una decina d'anni. Daniela vive con la madre Gina e il fratello Fabrizio, non ha neppure un compagno, il fine settimana lavora in cucina al ristorante La Pesa di Castellaro Lagusello accanto al cuoco Luca Zandomeneghi, che ora racconta piangendo di questa ragazza buona e affettuosa. Temeva per la sua vita Daniela? «Non so - dice Luca, il cuoco -. So che ultimamente aveva fatto blindare la porta del garage, che era troppo debole, e che aveva sporto denuncia contro ignoti. Le avevano tirato una gragnuola di uova contro la casa, aveva trovato delle chiavi spezzate nella serratura... Paura, sì, aveva paura».
Martedì scorso Daniela era uscita vittoriosa dalla causa che aveva in ballo con Omar per la proprietà della casa. Il giudice lo aveva condannato a pagarle anche 30mila euro, e questo deve avergli fatto salire il sangue agli occhi. Così, quando la vede sul portone le spara a vista, ma la manca, o forse la ferisce. Daniela si tuffa nella sua automobile, mette in moto, fa un centinaio di metri, svolta verso la stazione dei carabinieri ma perde il controllo dell'auto. Investe un veicolo, va a sbattere contro il pilastro di un cancello. È la fine. Omar le è subito addosso, scansa con una manata un tipo che è sceso da uno scooter le spara due colpi di pistola al petto. Dieci minuti dopo tocca a Maria Bianchera e a suo marito Vittorio Bombana, 77 anni. Vecchi contrasti per una linea di confine tra i due poderi non ben definita. Lei ammazzata sulla soglia di casa, mentre cerca di scappare, lui ferito di striscio.
Sono passate da poco le 10. C'è un altro conto da saldare con Walter Platter, 34 anni (Omar e Walter sono nati lo stesso giorno, il 3 giugno, ma a dieci anni uno dall'altro). Anni fa Omar aveva affittato a Walter un locale annesso al suo villone. Era sorta una birreria, poi i due avevano litigato, e la birreria aveva chiuso. Walter è con la moglie Virginia Deidonè, 32 anni e i due figli piccoli della coppia. Omar li trova a Pille, la frazione dove abita il padre di Walter, Luigi. Walter è sulla sua auto, sta facendo manovra. Partono tre, quattro colpi di pistola. Walter muore sotto gli occhi dei figli, la moglie è ferita di striscio.

Parte una formidabile caccia all'uomo. In serata cala il sipario. L’unica telefonata la fa alla madre: «Ho fatto un macello». Per Omar, che voleva un 25 aprile diverso dai soliti, si spalancano le porte dell'ergastolo.

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