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Perfino la Cisl è costretta a bocciare la politica di Marrazzo sulla sanità

BILANCI Nemmeno la gestione commissariale è servita a limitare il deficit di asl e ospedali

Perfino la Cisl è costretta a bocciare la politica di Marrazzo sulla sanità

È tempo di propaganda. Ecco il primo slogan. Recentemente il presidente-commissario della Regione ha evidenziato che il Lazio sta uscendo dal piano di rientro: il debito corrente sarebbe stato risanato. Ostinato Marrazzo a negare l’extradeficit sanitario di 2 miliardi. Un dato espressamente specificato dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio: «Sono 5 i miliardi complessivi di debito sanitario della penisola e circa 2 riguardano il Lazio».
Inoltre su quali siano precisamente le necessità di ripiano si è pronunciata pure la Corte dei conti. La magistratura contabile nella disamina delle varie manovre di rientro 2009 ha messo il Lazio al primo posto. La nostra regione ha il primato della cifra da ripianare: 1 miliardo e 7 milioni di euro precisamente.
Se il risultato non sarà raggiunto (così come previsto dall’intesa Stato-regioni del 23 marzo 2005 per quelle regioni che producono disavanzi maggiori del 7 per cento) allora il rischio è che potrebbe permanere il commissariamento fino al 2012 con la possibilità ulteriore di vedere aumentate oltremisura le aliquote regionali di Irap e Irpef che già da anni sono ai limiti massimi consentiti dalla normativa.
Un futuro tutt’altro che roseo per i cittadini tartassati, vista la situazione della Giunta regionale, dell’attività commissariale di Marrazzo e della cosiddetta gestione Montino, messi sotto la lente d’ingrandimento della Cisl (che ha presentato, ieri, un report sulle politiche sanitarie), non fanno sperare a nulla di positivo.
«Il rischio è altissimo che si cada per altri tre anni in una gestione commissariale - commenta il segretario regionale Tommaso Ausili - visti i bilanci previsionali delle asl e degli ospedali dove si stimano circa 2 miliardi di euro di deficit corrente. Con una esplicita media sugli ultimi 4 anni di 1,6 miliardi di deficit annuo. Questo significa che la sanità costa troppo».
La Cisl chiede come mai nel Lazio non si facciano controlli mirati sulla maggiore appropriatezza delle cure e sull’utilizzo di certe prestazioni. «La legge regionale 14 del 2008 prevedeva che la percentuale minima dei controlli sulle cartelle cliniche per tutte le asl dovesse raggiungere il 10 per cento. Da una simulazione fatta dall’Agenzia di sanità pubblica con controlli al 3 per cento - spiega il sindacalista - è emerso che si sarebbero potuti risparmiare oltre 120 milioni di euro».
«Piuttosto - continua Ausili - occorrerebbe che questi controlli li facesse un soggetto terzo che andasse a verificare anche la qualità di certi ricoveri tra lungodegenza e riabilitazione». Il confine tra i due è flebile ma mentre uno costa sui 180 euro, l’altro addirittura 470.
Ma ci sono pure prestazioni inadeguate che contribuiscono a intasare le liste d’attesa. Che dire se il tempo massimo per una mammografia nell’ottobre 2008 era di 218 giorni mentre nel maggio 2009 si è arrivati addirittura a 294 giorni? Analogamente per un elettocardiogramma Holter si è passati da 267 a 317? Anche in questo caso la Regione non si è fatta valere.
E l’accenno è chiaro ai provvedimenti commissariali e a quelli di giunta che risalgono all’inizio dell’anno scorso.

«La ricetta c’è, ed è stata applicata pure da altre regioni - taglia corto Ausili -. Si tratta di bloccare o comunque ridurre l’attività intramoenia di questa o quella prestazione per riportare a regime determinati esami diagnostici».

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