Periferie e colpe del passato

«Nella periferia profonda, nel luogo del disagio e del degrado...». Sono parole che si sono sentite e lette in questi giorni quando l'attualità ha riguardato zone «calde» della nostra città: forse è bene ricordare, e non solo ai viaggiatori, che tutte le periferie delle metropoli, nel mondo, salvo poche eccezioni nel nord dell'Europa, sono ben più «disagiate e degradate» delle zone centrali. Per non dire brutte, prive di servizi, con condizioni igieniche e di sicurezza a volte impensabili, abitate da una popolazione che, non avendo il più delle volte altra scelta, passa il suo tempo in abitazioni mal costruite, prive di un'estetica decente, tristi e a volte fatiscenti.

Ma la periferia, con le sue storture e le sue mancanze, da chi è stata creata in tale modo? Non sono stati forse gli urbanisti e le commissioni edilizie che con il loro comportamento nel tempo hanno concesso il via ad opere di nessun valore, di nessuna qualità, non sempre in regola con le leggi, inserite in malo modo in un contesto già esistente? Non sono forse stati i costruttori che su aree dai costi ridotti hanno innalzato edifici nella massima delle economie favorendo così un rapido degrado del tutto? E ai «casermoni», ai «dormitori», alle case «popolari» e a quelle definite «opere sociali», non hanno forse collaborato architetti e geometri? E la speculazione, a tutti i livelli, che ruolo ha giocato nelle risposte che si danno a queste domande che nascono facilmente nel cittadino? «Periodicamente, da sempre - fa notare una mia giovane discepola - si fa un processo alle cose del passato, come fossero nate dal nulla, e come se il presente fosse fatto da persone e personaggi che con il loro lavoro di oggi lasceranno ai posteri sicuramente grandi cose, poche ingiustizie, tutto più bello e duraturo nel tempo, e una periferia, in barba alle leggi dell'economia e della vita, costituita interamente dalla moltiplicazione di quadrilateri della moda».

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