«Persepolis», la storia vera di Marjane

Marjane Satrapi, nata a Teheran, faceva la disegnatrice di fumetti a Parigi. Dalla sua storia, Persepoli (Sperling&Kupfer), ha tratto un film a cartoni animati, uscito a Roma venerdì scorso, mentre altrove apparirà venerdì prossimo. Ora Marjane fa dunque la regista: premiato all'ultimo Festival di Cannes, il suo film è ora nominato all'Oscar. Per chi vuol saperne di più, ecco il ricordo personale di Marjane, con la quale ero nella giuria del Certain regard a Cannes 2006.
Marjane è di famiglia imperiale iraniana, non quella del defunto scià, ma quella della dinastia precedente, rovesciata dal padre di Reza Pahlevi. Ciò spiega molto di lei e del suo film, quello che non possono capire chi lo guarda come se sognasse un trono restituitole dagli stranieri.
Nella storia di Marjane, che è poi la sorprendente trama di Persepolis, c'è una ragazza sicura di sé, che prima prega, poi rimprovera Dio - Allah, se volete - per non essere stato all'altezza delle sue attese; che non rimpiange - per ragioni dinastiche - lo scià abbattuto da Khomeini; che guarda ai khomeinisti col distacco meritato dai fanatici; che però rispetta i khomeinisti caduti per la patria nella guerra mosse all'Iran dall'Irak per conto terzi.
Non stupisce così che Persepolis abbia seccato il governo di Teheran, ma che, in un modo o nell'altro, il film sia uscito anche lì, nel momento in cui chi mandava avanti l'Irak (nel film ci sono i bombardamenti d'allora), si fa avanti in proprio. Non tutti sono khomeinisti in Iran, ma tutti, anche gli esuli, sono iraniani.
Marjane può essere scontenta di non sedere sul trono; può rassegnarsi a vivere a Parigi, anziché a Teheran; può lasciarsi scambiare dagli occidentali per quella che non è.

Ma, qualsiasi premio riceva, in quel momento un'iraniana come Marjane sarà percorsa da un brivido e non penserà alle tv e ai fotografi, ma alla sua terra e al rischio incombente, proveniente dal popolo che prima potrebbe darle un Oscar, poi mandarle tante bombe.

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