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Addio al vignettista Giorgio Forattini

L'uomo che ha cambiato il modo di fare satira in Italia è morto oggi all’età di 94 anni dopo aver collaborato con tutti i più importanti quotidiani italiani

Addio al vignettista Giorgio Forattini

“Senza falsa modestia, dopo Guareschi credo di venire io nella classifica dei protagonisti della satira italiana dell’ultimo secolo”. Giorgio Forattini, morto oggi all’età di 94 anni, è senza dubbio il vignettista che ha cambiato il modo di fare satira in Italia.

Giorgio Forattini prima di entrare nel mondo della satira

"Ho iniziato a disegnare da bambino, ma dai venti ai quarant'anni della mia vita non ho più preso in mano la matita”, racconterà Forattini nel corso di un’intervista in cui descriveva così la sua infanzia: “Da ragazzo sapevo già disegnare, a scuola facevo le caricature dei miei professori. Ero un figlio ribelle di famiglia borghese con origini emiliane, una famiglia molto conservatrice, tradizionale”. Forattini, classe 1931, nasce e studia a Roma dove, dopo aver conseguito la maturità classica, si iscrive sia ad architettura all’Università di Roma sia all’Accademia di Teatro ma non prenderà mai la laurea. "Mi piaceva fare un po' il ribelle della famiglia, mi sono sposato molto giovane, ho lasciato l'università e sono andato a fare il rappresentante di commercio per molti anni. Arrivato ai quarant'anni, - confesserà- stanco di girare l'Italia per il mio lavoro, ho scoperto il mestiere di vignettista entrando dalla "porta". Nel ’53, all’età di 22 anni, infatti, Forattini parte per il Nord Italia a lavorare come operaio in una raffineria di petrolio, poi va al Sud e si reinventa rappresentante di commercio di prodotti petroliferi. A fine anni ’50 diventa direttore commerciale di una casa discografica, poi a fine anni ’60 è pubblicitario per varie aziende tra cui la Fiat e l’Alitalia.

Forattini e gli esordi da vignettista

A quarant’anni arriva la svolta: vince un concorso per disegnatori indetto dal quotidiano romano di sinistra Paese Sera “dove facevo vignette illustrative di fatti di cronaca sport, e poi "Panorama" dove ho iniziato a disegnare le mie prime vignette politiche settimanali", dirà lo stesso Forattini. Il 14 maggio 1974, il giorno seguente la vittoria del No al referendum sul divorzio, Paese Sera pubblica in prima pagina una sua vignetta in cui vi era una bottiglia di spumante con la scritta “NO” che si stappava e faceva volar via un tappo con le sembianze di Amintore Fanfani. Continua a collaborare con Panorama per altri dieci anni ma nel 1975 lascia Paese Sera e passa a La Repubblica di Eugenio Scalfari con la qualifica di grafico e disegnatore satirico.

Del direttore della neonata testata dirà:“Scalfari non ha un grande senso della satira, però con me è stato sempre fondamentalmente carino, fondamentalmente generoso. Si incazzava perché lo facevano incazzare, perché fomentato dai giornalisti comunisti, però mi stimava molto”. E poi aggiungerà:“Sapeva cosa contavo per il giornale. L’abbiamo fatta noi Repubblica. Lui l’ha fondata, io l’ho disegnata”. Nel 1978 fonda, insieme a Sergio Staino ed Ellehappa, l'inserto Satyricon, primo inserto di un periodico italiano mentre l’anno seguente diventa direttore del giornale satirico Il Male. Forattini, noto anticomunista, ha quindi ottenuto grande fama proprio grazie ai giornali di sinistra.“La satira era soprattutto di sinistra, contro il potere che era democristiano”, spiegherà molti anni dopo. “Non sono mai stato di destra - affermerà il vignettista nel corso di un’intervista - ma neanche di sinistra; sono sempre stato un liberale e un uomo libero. E non sono mai stato vicino a Berlusconi, anche se lui mi ha corteggiato. Ma mi ha anche sbattuto fuori da due suoi giornali”. Dal 1982 collabora anche con La Stampa dove grazie al suo ‘patron’, l’avvocato Gianni Agnelli dove ottiene ancora maggior successo e dove ha la massima libertà. Il suo ‘editore’ “Si è incazzato una volta sola. Avevo fatto una vignetta antisraeliana e l’Avvocato mi telefonò e, con molto stile, mi disse: “Fovattini, pev piaceve, lei capisce che le banche, la Fiat… Cevchiamo di non toccave questi avgomenti delicati”.

Le querele di Bettino Craxi e Massimo D'Alema

Ma è Bettino Craxi a sporgere querela per una vignetta che lo rappresentava mentre, leggendo La Repubblica, commenta "Quanto mi piace questo giornale quando c'è Portfolio!" (un concorso allegato al giornale ndr). Forattini viene, dunque, condannato per aver dipinto Craxi come un borseggiatore anche se, generalmente, lo dipingeva con la divisa da fascista. Il vignettista deve il suo successo proprio alla rappresentazione macchiettistica dei politici: Craxi era sempre vestito come Mussolini, Spadolini era nudo, Massimo D'Alema era Hitler (ma in versione comunista), Amato uguale a Topolino, Berlusconi basso di statura, Veltroni simile a un bruco, Lamberto Dini a un rospo mentre Carlo Azeglio Ciampi era raffigurato a forma di cane. Prodi, invece, era vestito da prete cattocomunista e Antonio Di Pietro da Mussolini. Una volta, Pertini lo chiama per lamentarsi del fatto che Craxi, appunto, fosse sempre raffigurato come “troppo fascista, con gli stivaloni”. A quel punto Forattini lo spiazza: “Ma no, presidente, gli risposi, lo faccio come Mussolini, il Mussolini socialista. Ah, allora va bene, disse lui”. Chi, invece, non ebbe mai niente da ridire fu Giulio Andreotti che, una volta, interpellato dai giornalisti, affermò: “Che devo dire di Forattini? A me mi ha inventato Forattini”. Il vignettista, invece, ricambiò con queste parole: “Sono stato querelato solo da esponenti di sinistra. Ammiro il presidente Andreotti perché nonostante l’abbia tratteggiato in mille modi, anche con la coppola in testa durante il processo per mafia, non mi ha mai querelato”. Nel ’99, dopo 16 anni, si interrompe la collaborazione con La Repubblica per una vignetta sull'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema che sporge una querela chiedendogli un risarcimento da 3 miliardi (querela che ritirerà nel 2001). Forattini, in quell’occasione, sbatte la porta sentendosi poco difeso:“A Repubblica, di cui sono stato fondatore e progettista grafico nel 1976, il direttore Eugenio Scalfari si arrabbiava ma mi lasciava libero, anche con litigate furiose. Invece – dirà il vignettista - Ezio Mauro stette zitto nella famosa vignetta su D' Alema che sbianchetta la lista Mitrokhin. Alla fine ho cambiato molti giornali perché ero io ad andarmene, non loro a cacciarmi”.

Gli ultimi anni di vita di Forattini

Forattini, infatti, negli ultimi anni della sua vita lavora per La Stampa, Il Giornale e i giornali del gruppo QN – Quotidiani Nazionali: Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino. Sono circa 14mila le vignette pubblicate dal vignettista romano che, nel corso della sua vita, ha ricevuto vari premi e riconoscimenti tra cui l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano. Resta ancora famosa, invece, una vignetta del 1993 uscita dopo che il Parlamento ha dato alla Procura di Milano l’autorizzazione a indagare su Craxi. Forattini rappresentò il segretario del Psi come un fascista, in camicia nera, e a testa in giù con un cappio legato ai piedi. L’unica striscia di cui si è pentito è quella sulla morte di Raul Gardini. “C’era la sua barca il Moro di Venezia, diventata il Morto di Venezia, che affondava e, a bordo, lo scheletro di Gardini. Avrei voluto chiedergli scusa”, confesserà Forattini che, in una delle sue ultime interviste si scaglierà contro la poca libertà di satira nel nostro Paese:“L'Italia è un Paese giovane in cui Chiesa, potere e magistratura non tollerano la satira, l'ironia, la critica irriverente.

Le persone con quei poteri non accettano di essere dissacrate, neanche per scherzo. In fondo una sorta di dittatura fascista non è mai finita, sul fronte della satira”. Nel 2023 Forattini dona il suo archivio alla Triennale di Milano.

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