
Federico Monzino ha offerto una versione diversa del caso Bova, scaricando parte delle colpe su Fabrizio Corona in un'intervista rilasciata al Corriere della sera, nella quale però non chiarisce bene tutti i punti della vicenda. Al quotidiano, infatti, ha raccontato una dinamica ben diversa da quella fornita agli investigatori, ai quali ha raccontato di aver girato volontariamente, in accordo con Martina Ceretti (almeno inizialmente), le chat a Corona.
"Corona è venuto una prima volta a casa mia per analizzare chat e audio, per controllare se andassero bene per la puntata di Falsissimo. In quell'occasione, io non ho inviato nulla. Quello che non sapevo è che indossava un cappellino con una telecamera dissimulata nella visiera. E che stava riprendendo tutto, senza una mia esplicita autorizzazione. Cosa di cui mi ha messo al corrente lui stesso con dei messaggi su WhatsApp", ha raccontato il pr milanese, rampollo di una nota famiglia. "Solo dopo, in una chiamata, mi ha detto che per completare lo scoop e renderlo più scottante mancava l'audio, 'per fare diventare Martina famosa' quello che lei inizialmente voleva. Io ho accettato e, la seconda volta che è venuto a casa mia, gli ho inviato in primis l'audio, ma anche le chat in formato registrazione schermo -non come quelle sottratte senza il mio consenso. Diceva che gli servivano per dare maggior credibilità allo scoop", ha aggiunto.
Monzino afferma anche di poter provare quanto dice, perché avrebbe le chat ma sarebbero nel telefono che è stato sequestrato e che attualmente non è nelle sue disponibilità. "Appena lo riavrò, potrò dimostrarlo", ha detto ancora, ma nel frattempo starebbe preparando i prossimi passi. "Ci stiamo preparando a sporgere denuncia contro Fabrizio Corona. L’ho comunicato ai miei legali, che non erano al corrente del fatto", ha spiegato Monzino, sottolineando di non aver detto nemmeno ai suoi avvocati il presunto dettaglio del cappellino: "A volte, in situazioni di pressione, non è semplice avere subito tutte le informazioni o la lucidità per raccontare l’intera vicenda, con precisione. Adesso voglio mettere tutto sul tavolo, anche quelle cose che prima non avevo raccontato a nessuno". Il pr ammette di aver "fatto da tramite per aiutare Martina.
È stata lei a fornirmi il numero di Corona e, pochi secondi dopo, sempre insieme a lei, abbiamo scritto il messaggio. Anche se è partito dal mio telefono, abbiamo agito in modo condiviso. In tal senso, uso il plurale".