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Imputazione coatta per Fedez. Cosa rischia adesso

Nuovo capitolo dello scontro tra il rapper e l'associazione dei consumatori: il caso riguarda una raccolta fondi di solidarietà per la pandemia da Covid-19

Imputazione coatta per Fedez. Cosa rischia adesso

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Nuovo capitolo dello scontro senza esclusione di colpi tra Fedez e il Codacons. L'associazione dei consumatori ha reso noto che il Gip del Tribunale di Roma, Annalisa Marzano, accogliendo le richieste avanzate dall'associazione, ha disposto l'imputazione coatta del rapper per il reato di calunnia. Il caso risale al 2020, in piena pandemia da Covid-19. L'organizzazione presieduta da Carlo Rienzi puntò il dito contro la raccolta fondi di solidarietà lanciata dai Ferragnez, denuncia che portò alla sanzione dell'Antitrust verso la piattaforma Gofundme per pratiche commerciali scorrette diffuse nei contenuti sui social network. Il caso riguarda la contro-accusa di Fedez nei confronti del Codacons circa la pubblicazione sul proprio sito di un banner ingannevole relativo ad una raccolta fondi sul coronavirus.

L'addebito del giudice di X Factor nei confronti del Codacons è stato però respinto dal tribunale, ritenendo corrette le informaioni rese dall'associazione dei consumatori sul web."Il Giudice rileva, dai banner presentati agli atti e dalla lettura degli stessi, che non vi sia alcuna pubblicità ingannevole, rilevando che nei banner si faceva esplicito riferimento al supporto del Codacons per la battaglia dei cittadini sul Coronavirus, rilevando, appunto, che tale è l'oggetto e la destinazione dell'associazione […] Il Giudice ritiene che emergano gli elementi strutturali del delitto di calunnia in capo al Lucia (Fedez, ndr), ritenendo sorretto anche l'elemento soggettivo anche alla luce dei tempi con i quali il Lucia si determinava a sporgere querela nei confronti del Codacons", si legge nel provvedimento.

Il giudice ha dunque ordinato al pubblico ministero di formulare l'imputazione coatta. Il procuratore Stefano D'Arma ha formulato l'accusa, ora attesa al vaglio del gip Marisa Mosetti all'udienza in programma il prossimo 12 febbraio 2024: "Accusava falsamente il Rienzi di aver pubblicato un messaggio ingannatorio sul sito internet del Codacons con il quale si faceva credere che la raccolta fondi promossa sulla pagina internet www.codacons,.it nel mese di marzo del 2020 fosse destinata alla battaglia contro il Coronavirus nell'ambito della situazione pandemica all'epoca in essere, così inducendo un numero indeterminato di utenti ad aderire alla suddetta campagna, al fine di procurarsi donazioni che invece venivano impiegate a vantaggio esclusivo del Codacons; nella stessa denuncia-querela, il Lucia accusa falsamente il Rienzi di aver utilizzato espressioni lesive della propria reputazione, nell'ambito di un comunicato stampa del 24.3.2020 e di diversi video pubblicati su Youtube, in cui Rienzi rivendicava la correttezza del proprio operato".

In base a quanto previsto dall'ordinamento, in caso di condanna Fedez rischia fino a 6 anni di reclusione. Nel commentare la decisione del gip romano, il Codacons ha chiesto "scuse formali da parte di Fedez, della stampa e della politica": "Nei giorni caldi della battaglia tra Fedez e il Codacons schiere di giornalisti e politici affamati di like si sono schierati dalla parte del rapper senza nemmeno prendersi la briga di andare sul sito del Codacons e leggere cosa c'era scritto sul nostro banner.Il tempo è galantuomo e il tribunale romano ci ha dato ragione, riconoscendo la correttezza del nostro operato e contestando quello di Fedez".

L'associazione ha evidenziato di sperare nell'assoluzione del rapper, puntando il dito contro il mondo della stampa e della politica che troppo spesso "cavalcano occhi chiusi le assurdità degli influencer al solo scopo di ottenere consensi e visibilità".

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