
I Savoia hanno deciso di mettere in vendita la villa sull'Isola di Cavallo in Corsica per una cifra di 18 milioni di euro: questa, quindi, sarà l'ultima estate in cui Emanuele Filiberto trascorrerà le proprie vacanze nel lussuoso immobile di famiglia.
Costruita negli anni '70 dall'architetto Savin Couëlle in una piccola insenatura, la villa si compone di 8 camere da letto, altrettanti bagni e altri 14 ambienti, per un'estensione complessiva di circa 4.700 metri quadri. Per realizzarla furono necessari 4 anni di lavori, poi di arredarla si occupò direttamente Marina doria, moglie di Vittorio Emanuele e madre di Emanuele Filiberto.
L'immobile, nel quale la famiglia Savoia ha trascorso tante vacanze estive, è collocato in uno scenario naturale suggestivo, con acqua cristallina e un attracco privato, cosa che contraddistingue anche gli altri immobili. Per l'esclusività della location e la grande riservatezza, oltre che per l'elevatissimo costo, viene definita l'isola dei miliardari, e l'unico modo di poterne ammirare le bellezze è essere ospiti di uno dei proprietari oppure soggiornare nell'Hotel des Pecheurs. Per quanto anche le altre abitazioni di lusso siano eccezionali, quella di proprietà dei Savoia è considerata dagli esperti del settore la più bella dell'isola, viste le singolari architetture che si fondono perfettamente e in modo poco invasivo col territorio circostante.
Qui Vittorio Emanuele e Marina Doria accolsero i loro amici italiani a due passi dall acque territoriali della Sardegna, e costruirono, esattamente come fatto da Emanuele Filiberto con la moglie e le figlie Vittoria e Luisa, dei bellissimi ricordi. C'è tuttavia una macchia indelebile che si collega comunque indirettamente alle vicende della villa, ovvero l'omicidio di Dirk Hamer, 19 anni.
Bisogna tornare indietro fino al 17 agosto 1978, quando, coinvolto in un litigio con dei turisti romani, Vittorio Emanuele esplose dei colpi di arma da fuoco verso l'alto, non a sufficienza per impedire che venisse da essi centrata la vittima 19enne, la quale dormiva in un'imbarcazione poco lontana dal luogo della sparatoria. Il ragazzo morì dopo alcuni mesi di agonia.
Il processo andò avanti per 13 anni fino al 1991, quando l'assise di Parigi assolse Vittorio Emanuele dall'accusa di omicidio, condannandolo a soli 6 mesi di detenzione, con pena sospesa, per la violazione del reato di porto abusivo di armi.