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Così è crollato il mito di Lucarelli e Ferragni

Entrambe regine del proprio lato del web, in poche ore sono finte al centro della notizia e rischiano il trono social: differenze e similitudini tra Ferragni e Lucarelli

Così è crollato il mito di Lucarelli e Ferragni

Niente come ciò che sta accadendo in queste settimane dimostra quanto siano labili la popolarità e il gradimento. Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli per lungo tempo sono state le due facce della stessa medaglia ma, all'improvviso, si sono trovate dalla stessa parte. Entrambe, seppure in modo diverso e con sistemi diversi, sono riuscite a fare del proprio nome un "sigillo di garanzia", a creare quel rapporto di fiducia assoluto con il pubblico che le ha permesso di posizionarsi ottimamente sulla rete con il proprio zoccolo duro di seguaci. Ferragni è stata a lungo influencer di riferimento per la moda, i marchi facevano a gara per ottenere uno spazio nella sua bacheca social. Lucarelli è una delle firme più graffianti del giornalismo, combatte per mantenere la sua credibilità di giornalista con inchieste taglienti che non si fermano davanti a nulla, nonostante trascorra i sabato sera invernali ad alzare le palette nel programma di Milly Carlucci.

Le due storie al centro dei social

È stata Lucarelli a dare il via al caso del pandoro Balocco, portando alla luce la poca chiarezza nel meccanismo di donazione. Ha fatto chiamate all'azienda e all'ospedale, ha capito prima di altri che quel pandoro non aveva alcun intento benefico come era stato presentato ma era, in sostanza, un'altra operazione di marketing. Dalla sua intuizione è partita l'inchiesta dell'Antitrust, che ha multato la società dolciaria e le società dell'influencer e, di conseguenza, è partita anche l'inchiesta giudiziaria, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati per Ferragni e Balocco.

Tutto questo accadeva a dicembre e nei primi giorni di gennaio. Nel frattempo, è emersa la storia di un ristorante della provincia lodigiana, preso di mira da un utente che lamentava di essere stato messo a sedere vicino a un disabile e a un omosessuale. Giovanna Pedretti, titolare del locale, risponde per le rime a quella recensione e viene innalzata a eroina dalla stampa di sinistra. Per lei ci sono le prime pagine e i complimenti, solo per aver risposto l'ovvio. Qui si crea il cortocircuito. Lucarelli e il compagno, Lorenzo Biagiarelli (divulgatore gastronomico per professione), intuiscono che potrebbe esserci del falso nella recensione. Il fidanzato della giornalista costruisce un post in cui confuta, punto per punto, quella che per lui è una recensione posticcia e, quindi, la notizia diventa una fake news.

Ma si va avanti, Biagiarelli chiama la signora e, in una telefonata della durata di 6 minuti, avanza la pretesa di avere gli screenshot originali della recensione, che non era stata lasciata su Google o altri portali, ma sul profilo Facebook del ristorante. La donna tentenna lui riferisce della telefonata in un post Facebook. Arrivare alla verità a ogni costo, senza usare il buon senso e valutare quale sia il limite, però, ha un prezzo e stavolta è stato molto alto. I commenti contro la donna aumentano di intensità e di quantità. Ci sono gli insulti e ci sono le minacce.

A casa di Pedretti si presenta anche il Tg3 per parlare con la diretta interessata e farle dire la sua verità su quella recensione, diventata così un caso nazionale. Ma poi accade che la ristoratrice, poche ore dopo essere stata ascoltata dai carabinieri, sparisce di casa e viene trovata morta la sera nei pressi del fiume Lambro con i polsi tagliati. La procura di Lodi apre, come atto dovuto, un fascicolo per istigazione al sudicio senza indagati per capire se ci possano essere responsabilità in quei troppi messaggi arrivati alla donna, incapace di sopportare una pressione così grande.

Le stelle Ferragni e Lucarelli perdono lucentezza

Seppure in modo diverso, per ragioni diverse, Lucarelli e Ferragni a seguito di queste storie finiscono risucchiate e mangiate da quegli stessi social dei quali avevano sempre avuto il massimo controllo. Da eroine del mondo moderno a "streghe" nel giro di poche ore. Ferragni ha sempre avuto a che fare con seguaci adoranti, pronti a elogiarla per qualunque sua impresa o attività. Lucarelli no, a onor del vero ha sempre avuto una solida base di critici web, ma il caso di Lodi ha completamente ribaltato gli equilibri. Anche se, in realtà, le viene contestato soprattutto di non aver mostrato la minima compassione per una donna che si è tolta la vita. Mentre Ferragni è andata in video addolorata e in cerca della veste della vittima, Lucarelli ha preferito passare al contrattacco per difendere se stessa e il compagno, senza un cedimento all'emozione: continuare a mordere per dimostrare di essere più forti.

Due strategie diverse per due donne che, dopo tutto, sono sempre state schierate dalla stessa parte politica, quella del politicamente corretto e del woke. Sono entrambe figlie di quella ideologia radical chic, che ognuna a suo modo ha aiutato a far penetrare con efficacia sui social, interpretandola in modo diverso. La sinistra le ha aiutate a diventare un simbolo e un portavoce della loro battaglia e loro hanno messo del loro sferzando, in modo diverso, i leader del centrodestra. Ma quell'impalcatura ideologica sta mostrando le crepe e si sta accartocciando su se stessa, collassando sotto il peso delle ipocrisie e della logica dei like a tutti i costi. D'altronde, entrambe rincorrono engagement e like: per entrambe i social sono parte fondamentale del proprio lavoro, come dimostra la scelta di Lucarelli di acquistare la spunta blu su Twitter per non perdere interazioni.

Il 2024 potrebbe essere l'anno della svolta e del cambiamento dal punto di vista dei social: forse questi casi hanno portato a una maggiore consapevolezza negli utenti e, si spera negli attori del circo social.

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