"Scelse di morire". Nuova rivelazione sulla morte di Paolo Calissano

Roberto Calissano ha parlato degli ultimi anni di vita dell'attore di "Vivere", anni segnati dalla depressione e dall'abuso di tranquillanti

"Scelse di morire". Nuova rivelazione sulla morte di Paolo Calissano

Mentre il processo contro Matteo Minna, l'amministratore di sostegno di Paolo Calissano accusato di avere circuito l'attore sottraendogli 500mila euro, è appena iniziato il fratello Roberto Calissano rompe il silenzio. Quattro anni dalla morte del protagonista di "Vivere", Roberto Calissano parla della tragica scomparsa del fratello, facendo una rivelazione scioccante sul decesso di Paolo morto intossicato da un mix di antidepressivi: "Non fu uno sbaglio, cercava la morte, non ha retto, non voleva più vivere. Ha scelto quello anziché buttarsi sotto a un treno".

La fama e la depressione

Sulle pagine del Corriere della Sera Roberto Calissano ha ripercorso le tappe più importanti della vita familiare dell'attore, dalle sogno di diventare un calciatore interrotto per problemi al ginocchio agli studi in America che lo portarono a farsi notare persino dal regista di "Batman" Joel Schumacher. Nonostante il successo e i soldi, Calissano lottava contro la depressione. "Ma lo nascondeva", ha confessato il fratello: "Non è stata una famiglia facile in cui crescere, la nostra. Non siamo mai stati supportati, specialmente lui. Ne soffriva. Con me non ne parlava, non voleva mostrare debolezza, si sentiva pur sempre il fratello maggiore".

La morte della brasiliana

Dopo anni di successo a "Vivere" e film come "Quello che le ragazze non dicono" e "I giudici", Paolo Calissano tentò la via dei reality partecipando a "L'Isola dei famosi" nel 2004, ma un anno dopo un caso di cronaca eclatante - una donna brasiliana morì per overdose di cocaina nella sua casa di Genova - lo travolse, cancellando la sua carriera. Venne arrestato con l'accusa di avere ceduto la droga alla donna e patteggiò 4 anni di carcere scontati in una comunità di recupero per tossicodipendenti, ma non si risollevò più: "Non fu colpa sua, è stata una disgrazia. Mio fratello provava profonda vergogna per aver disonorato la famiglia". A pesare sulla depressione sarebbero state anche le dipendenze. "Mi ero accorto che in alcune occasioni aveva reazioni sopra le righe, era aggressivo. Qualche domanda me la sono posta. Ma se gli chiedevo spiegazioni mi rispondeva: 'Tu fatti i fatti tuoi'. Se avessi intuito allora quello che sarebbe successo mi sarei imposto diversamente", ha rivelato Roberto Calissano.

Il declino e gli ultimi anni

A causa del carcere e della morte della donna Calissano non riuscì più a risollevarsi e la tv gli chiuse le porte: "Non lo cercavano più. Aveva scontato la pena, ma contro di lui è rimasta una censura morale fortissima. Negli anni il suo nome continuava ad essere associato a quel fatto di cronaca, mentre lui anelava all'oblio. Una volta si sentì male e andò al pronto soccorso. Qualcuno dell'ospedale fece la spia ai giornali, scrissero che era fatto di cocaina, anche se non era vero. Lo invitavano in tv solo per parlare di droga". Nel 2007 sono Maurizio Costanzo lo chiamò per averlo come ospite fisso nel suo Maurizio Costanzo Show. "Gli tese una mano, gli voleva bene. Ma lui fuggiva, tormentato dai suoi demoni", ha ammesso il fratello. A causa della depressione il patrimonio dell'attore fu affidato a un amministratore di sostegno, Matteo Minna, ma invece di aiutarlo lo isolò ulteriormente dal mondo esterno: "Glielo presentai io, vivo con questo rimorso, il senso di colpa mi devasta. Lo consideravo un terzo fratello. Invece ci ha tradito. Tra noi c'è un processo ancora in corso".

La dipendenza da tranquillanti

Negli ultimi anni, dopo essere ricaduto nella cocaina, Paolo Calissano si disintossicò sostituendo la droga con i tranquillanti: "Sono stati quelli a ucciderlo, non la droga". Provò a risollevarsi, lavorando alla sceneggiatura di alcuni film, ma con l'arrivo del Covid tutti i nuovi progetti svanirono fino all'epilogo più tragico: "Una settimana prima che mancasse, gli ho telefonato per invitarlo a trascorrere insieme le feste di Natale. 'Preferisco restare a casa mia'. Aveva la voce affaticata, sofferente, impastata. Era il preludio della fine". Il 29 dicembre 2021 Roberto Calissano ricevette una telefonata da Minna alle 22 di sera: "Mi disse:' Paolo è morto', non ci ho creduto. Con i tranquillanti mio fratello dormiva pure tre giorni di fila. Non sentiva il telefono né il citofono. Già due anni prima lo avevamo ripreso per i capelli. Risposi: 'No dai, prova a scuoterlo, vedrai che si sveglia'.

'Ti dico che è morto, Roberto, è già venuta la polizia'. Non l’ho voluto vedere da morto". Ora la famiglia attende la fine del processo a carico di Minna per mettere un punto a una vicenda, sviluppatasi a margine della morte di Calissano, che si trascina da anni.

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