"Paralizzata e violata": il racconto choc di Diletta Leotta sulle foto rubate

La conduttrice di Dazn, Diletta Leotta, ha raccontato un episodio che le ha cambiato la vita quasi 10 anni fa: ecco di cosa si tratta e qual è stata la sua reazione

"Paralizzata e violata": il racconto choc di Diletta Leotta sulle foto rubate
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Sono quasi passati 10 anni ma certi episodi, purtroppo, ti rimangono dentro per sempre a causa del trauma che provocano e del senso di impotenza soprattutto quando si tratta di tutto ciò che finisce in Rete: è quanto ha ricordato con dolore Diletta Leotta in un'intervista a Vanity Fair dove ha ripercorso l'episodio del 2016 quando tantissime sue foto, anche intime, sono state inoltrate senza il suo consenso assieme al suo numero di telefono.

Il furto delle foto

Nel 2016, a 26 anni, una mattina il tempo è come se si fosse fermato dopo aver ricevuto un messaggio da un'amica intima che l'avvisava della violazione. "Le hai viste le foto che girano in rete?". Diletta, frastornata, poco dopo scopre quel che stava accadendo. "Sono andata a cercare su Google e intanto il mio telefono ha iniziato a impazzire. Avevano rubato alcune immagini intime e, insieme a quelle, diffuso anche il mio numero di telefono", ha raccontato al settimanale. "Mi sono sentita paralizzata, violata nella mia identità e nella mia libertà", ha ricordato scossa la conduttrice sportiva di Dazn.

Lo choc, poi la reazione

Dopo un iniziale e normale senso di smarrimento, la giovane catanese ha ripreso coraggio e si è rivolta alla polizia postale denunciando l'accaduto. "All’inizio totale sconforto, un senso di solitudine incredibile. Non sapevo cosa fare" visto che, all'improvviso e in modo del tutto impreparato, si è ritrovata "a combattere contro un gigante invisibile, senza strumenti né leggi che mi tutelassero". Diletta Leotta ha rivolto poi un pensiero a chi si è trovato nella sua stessa situazione sottolineando che "la colpa non è mai della vittima, ma di chi viola la sua privacy. Finché non si fa chiarezza su questo, continueremo a proteggere i carnefici".

Cosa è stato fatto dal 2016

Dopo quasi 10 anni da quell'episodio, però, si è fatto davvero molto per tutelare chi rimane vittima di hacker, cybercriminali e soprattutto c'è una tutela maggiore per quanto riguarda la privacy digitale. "Già il fatto che queste violenze abbiano un nome è un passo avanti", ha sottolineato. "Bisogna sensibilizzare, spiegare alle ragazze e ai ragazzi che non devono vergognarsi, ma denunciare". Il suo esempio deve servire soprattutto a coloro i quali hanno paura, timore, di denunciare certi episodi che violano lo spazio intimo e la privacy senza alcuna autorizzazione.

Infine, il ringraziamento alla famiglia che le è stata vicina dal primo all'ultimo

momento. "Mio padre è stato il primo a chiamarmi e a dirmi: 'Amore, stai tranquilla. Noi sappiamo chi sei. Non ci interessa quello che vogliono raccontare di te. Lascia stare, vai avanti. Noi siamo con te'”.

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