Pesciarelli, il giornalista che rideva della politica

Lutto per l'informazione. Il notista del Tg5 è finito contro un albero mentre rincasava in scooter. Inspiegabili le cause dell’incidente

Pesciarelli, il giornalista  
che rideva della politica

Roma - Lo hanno ricordato politici di destra e di sinistra, le redazioni dei telegiornali rivali Tg 1 e Tg 5. Le due tifoserie nemiche della Lazio e della Roma si sono unite nel cordoglio. Il giornalista Andrea Pesciarelli, 47 anni, notista politico del Tg 5, è morto nella notte di venerdì a Roma. Il suo scooter si è schiantato contro un albero sul Lungotevere delle Armi, all’altezza del quartiere Prati. È un punto dove il traffico è filante, una rampa di lancio verso il centro della città. Le macchine passano rapide, il fiume una macchia scura che filtra tra i platani. Nessun altro veicolo è stato coinvolto nell’incidente. Era tardi, l’una e mezza di notte. È stata un’ambulanza del 118 che passava di lì a vedere una persona a terra, e a fermarsi. Ma qualsiasi soccorso era ormai inutile. Gli agenti della polizia municipale che sono intervenuti non hanno trovato testimoni. La dinamica non è quindi accertata, ma sembra che Pesciarelli abbia perso il controllo della sua moto. Come e perché non si capisce.
Il giornalista, volto familiare del Tg Mediaset, romano di Monterotondo, lascia la moglie e due figlie, oltre che un gruppo di colleghi da cui era molto amato, e che rappresentava davanti all’azienda come membro del cdr, il comitato di redazione. La seconda e terza carica dello stato, Renato Schifani e Gianfranco Fini, hanno scritto lunghi e commossi comunicati di condoglianze, e a loro si sono uniti ministri, sottosegretari, numerose segreterie politiche, dal Pdl al Pd all’Italia dei Valori. Anche se, poi, Pesciarelli i politici li aveva presi in giro, senza distinzione di parte, in un recente libro edito da Gremese, Politici, inguaribili bugiardi, scritto con Gerardo Antelmo. Berlusconi, Vendola, Bocchino, nessuno si era salvato. Tutti erano stati inchiodati alle loro incoerenze.
Al Tg 5 Pesciarelli era caporedattore e seguiva i servizi politici su Berlusconi, ma a Mediaset era approdato dopo anni di gavetta in Rai, nel 2007 per volere del direttore Clemente Mimun. Era un laziale sfegatato, ma al Tg regionale si era occupato della Roma, come ricordava ieri tra le news il sito della società giallorossa. Era un grande battutista, oltre che uno stimato professionista. Chi lo ricorda parla sempre di un uomo «con il sorriso sulle labbra», che sdrammatizzava e sapeva ridere anche in un mestiere dove ironia e autoironia non sono da tutti. Le radio laziali ieri mattina per ore hanno parlato del Pescia, come veniva chiamato, nel Tg delle 20 Mimun gli ha dedicato un ricordo personale: «Il Tg5 piange un collega bravo e competente, un uomo leale e per bene - aveva scritto già in una nota del pomeriggio il direttore - naturalmente portato al sorriso e alla battuta, con la vocazione naturale a fare gruppo, capace di sdrammatizzare ogni situazione, ma allo stesso tempo sempre pronto ad impegnarsi con grande rigore e serietà. Perdiamo un grande amico, di quelli con la a maiuscola». Schifani si è definito «profondamente scosso dalla notizia», Fini ha sottolineato «l’intelligenza e la passione» diPesciarelli. Il convegno della Dc di Rotondi gli ha dedicato un minuto di silenzio.

Hanno scritto poi messaggi di lutto i ministri Alfano, Maroni, Galan, Meloni, Bernini, il portavoce del premier Bonaiuti, il sindaco di Roma Alemanno, i governatori Polverini e Cota, e tutto il mondo del giornalismo, dall’Ordine alla Fnsi.

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