Pestaggi, stupri e sparatorie: in manette i boss del Corvetto

Antonino Penna e Cristian Casalino arrestati dopo una rissa a colpi di pistola in discoteca. Poco più che ventenni, dal 2005 terrorizzavano il quartiere con violenze d’ogni tipo. Dai balconi insulti contro la polizia

Il 9 febbraio 2005 pestano a sangue un automobilista, il 24 gennaio 2006 picchiano a sangue un invalido, il 9 aprile aggrediscono un fotografo fuori da San Vittore, il 2 maggio mandano all’ospedale una decina di ghisa, il 9 settembre massacrano un passante, il 4 novembre 2007 violentano una prostituta. E il bel curriculum finisce con l’ultima eroica impresa, quella che li porta in carcere: il 20 gennaio 2008 scaricano le armi contro una discoteca ferendo alcune persone in maniera grave, una rischia di perdere una gamba.
La coppia di violenti

Sempre loro, in coppia o in compagnia di altri amici, sempre Antonino Penna, 23 anni, e Cristian Casalino, 22, i ras del Corvetto. Sempre puntualmente arrestati da polizia e carabinieri e sempre altrettanto puntualmente rimessi in libertà da magistrati che evidentemente pensano, come cantava negli anni ’70 Fabrizio De Andrè, «che se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo».
L’invalido pestato

Come si vede il curriculum di questi due signorini avrebbe convinto chiunque dotato di buon senso a rinchiuderli e buttare via la chiave per un bel po’. Se non dopo la lite per motivi di viabilità, almeno dopo l’aggressione all’invalido. In quell’occasione prima gli schiacciano il cane con l’auto poi, alle sue rimostranze, gli strappano la gruccia e con quella lo riempiono di mazzate.
L’agguato ai ghisa

Non basta? Beh, allora avrebbe dovuto far riflettere l’aggressione fuori da San Vittore ai danni di un fotografo, preso a testate in bocca e minacciato con un coltello da Penna, in attesa di un amico in procinto di essere scarcerato. O quella in piazzale Gabrio Rosa, insieme ad altri 40 compari, contro una macchina di ghisa, «colpevoli» di aver sequestrato un paio di motorini il giorno prima. Per riportare la calma sarà necessario l’intervento di altri 16 equipaggi di vigili, dieci dei quali poi finiti in ospedale.
L’uomo in fin di vita

Decisamente più grave, tanto che Penna insieme a Emanuele Rinaldi, 22 anni, e Michele Ranieri, 21, più un ragazzo di 17 anni, finiscono in galera con l’accusa di tentato omicidio, l’aggressione a un passante. L’uomo, 52 anni all’epoca dei fatti, redarguisce due di loro che scorrazzano in moto sul marciapiede. Loro reagiscono, il cinquantenne li riempie di schiaffoni e li mette in fuga. I due vanno e cercare rinforzi, tornano in quattro e aggrediscono l’uomo colpendolo violentemente al capo. La vittima rimane poi un mese tra la vita e la morte, riportando alla fine danni cerebrali permanenti.
Lo stupro

Penna, il più «vivace» dei due si trova in provincia di Lodi con Giovanni Prevete, 22 anni, a bordo di un’Alfa Romeo con il lampeggiante. I due, fingendosi poliziotti, fermano una prostituta romena di 18 anni per un «controllo», poi pretendono una prestazione gratis, lei si rifiuta e viene violentata.
La sparatoria

La sera del 20 gennaio Penna e Casalino sono al Karma, «privé» della discoteca Il Borgo del Tempo Perso in via Fabio Massimo, al Corvetto. Ubriachi, pretendono di entrare nel locale affittato per una festa privata ma vengono presi per un orecchio e cacciati dai buttafuori. Vanno ad armarsi e tornano con un pistola 7.65 e un fucile a pompa calibro 12. «Chiamaci fuori quello “pelato”» intimano agli addetti alla sorveglianza fuori dal locale. Richiesta ovviamente disattesa. Parte la sparatoria: otto proiettili e cinque cartucce. Tre i feriti, tra cui l’addetto alla sicurezza, 39 anni, che si ritrova con la gamba spappolata.
La rivolta a Corvetto

I due, identificati, si rendono «uccel di bosco». Il primo a finire in galera è Penna: fermato dai carabinieri a casa di amici a San Donato per la vicenda della violenza sessuale. Poi tocca a Casalino, rifugiatosi nell’appartamento di un’amica al Corvetto.

Quando vede la polizia si butta giù dal secondo piano, atterrando incolume, ma viene bloccato. Mentre dalle finestre si affacciano una decina di compari che inveiscono, ma nulla più, contro gli agenti.
Ora sono in una cella di San Vittore, almeno fino alla prossima scarcerazione.

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