Pestaggio del derby, per 7 ultrà rossoneri scattano le manette

Identificati dalla Digos. Sono tutte «vecchie conoscenze» già colpite dal divieto di partecipare a eventi sportivi

Incidenti al derby? Da non credere. Meritavano l’arresto solo per aver infranto un sogno, quello del rito ambrosiano anche nel tifo: «Nelle stracittadine vi menate da Torino a Barletta? Noi a Milano andiamo a braccetto». Invece è bastato uno striscione mangiucchiato che trenta energumeni rossoneri, sono scesi dagli spalti e hanno menato di brutto i «nemici» nerazzutti: sei in ospedale, uno grave. L’altro giorno la Digos ne ha arrestati sette, tutti «soliti noti», quattro dei quali, confermato il fermo, saranno giudicati per direttissima.
Inter-Milan del 15 febbraio, gara di ritorno. Gioca in casa l’Inter per cui i tifosi rossoneri vanno sul primo anello della curva sud, gli altri sotto. Prima dell’incontro «diavoli» srotolano un enorme striscione per affermare come San Siro sia casa loro. Vada per lo sfottò, ma questo cala come un sipario tra gli interisti e il campo. Così mille mani cominciano a strapparne qualche pezzetto. Insopportabile insulto: 30 appartenenti alla «Brigate Rossonere» e ai «Guerrieri ultras», scendono per lavare l’onta. E, come detta la legge tribale dell’ «occhio per occhio dente per dente», vanno a caccia dello striscione più vicino, quello del pacifico gruppo interista «Banda Bagaj». I nerazzurri tentano di resistere e vengono pestati. E prima che la polizia riesca a placcare i rossoneri, in sei si trovano ammaccati. Finiscono in ospedale, cinque subito dimessi con contusioni varie anche se uno ha il naso rotto. Più serie le condizioni della sesta vittima: trauma cranico con sospetto distacco della retina, prognosi riservata.
Vista la scena, gli ultras interisti, quelli veri e cattivi, tentano di scendere dalla curva nord, ma vengono bloccati dalla polizia. Longo conciliabolo poi lo scontro viene scongiurato anche se non è detto che rimanga questo conto in sospeso da regolare presto o tardi. Nel frattempo la Digos inizia la caccia ai teppisti, visionando le riprese effettuate dalla polizia scientifica. In fretta perché entro 48 si posso effettuare gli arresti in «flagranza differita». Un tempo sufficiente per identificare sette picchiatori, vecchie conoscenze già colpite in passato da «Daspo», divieto di partecipare a manifestazioni sportive, per «reati» sportivi, che martedì vengono pizzicati dagli agenti. Sono i «brigatisti» Marco Pacini, 23 anni, Marco Solari, 46 anni, Cristian Matasciola, 26 anni e i «guerrieri» Antonino Amato, 30 anni, Angelo Mario Vittori, 36 anni e i fratelli Luca, 28 anni, Francesco Lucci, 30 anni.

Per i due Lucci e Pacini e Matasciola la magistratura ha già disposto la convalida del fermo, con concessione dei domiciliari per i primi due e la scarcerazione con obbligo della firma per gli altri, e il rinvio a giudizio con rito direttissimo. Gli altri tre rimangono a San Vittore in attesa che anche il loro arresta venga confermato. Le indagini proseguono ora per identificare gli altri squadristi.

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