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Pezzi del Prg salvati dal Consiglio di Stato
La Regione Lazio, tramite gli avvocati Enrico Lorusso e Sebastiano Capotorto, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato parti importanti del nuovo piano regolatore di Roma. Ieri la Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha sospeso lefficacia della sentenza di primo grado di annullamento e ha fissato la discussione del merito alludienza dell8 giugno 2010. Lo rendono noto gli avvocati stessi che avevano proposto ricorso «su mandato dellallora vicepresidente della Regione, Esterino Montino». «Le parti del Prg annullate dal Tar - fanno sapere i legali - sono dunque di nuove in vigore e i vari procedimenti in atto su quelle aree possono riprendere».
«Nellatto di appello della Regione - continuano i legali, Sebastiano Capotorto ed Enrico Lorusso - si contesta la tesi sostenuta dal Tar del Lazio, secondo la quale non vi sarebbero tra le leggi vigenti norme che autorizzino il Comune a ricercare laccordo con i privati per ottenere la cessione di aree per sevizi pubblici, o il contributo straordinario per la loro realizzazione, in cambiodella valorizzazione delle aree di proprietà privata. Al contrario, sostiene la Regione nellatto di appello, la decisione del Tar «collide con almeno 4 fondamentali principi del nostro sistema giuridico, altrettanti pilastri ai quali sono ancorati i meccanismi della Cosiddetta perequazione urbanistica: lautonomia privata e negoziale che lordinamento riconosce a ogni soggetto di diritto, comprese le persone giuridiche pubbliche; la potestà normativa attribuita da norme di valore costituzionale ai comuni; il principio di buona amministrazione, inteso sotto laspetto della parità di trattamento nei confronti dei cittadini; infine la disciplina del procedimento amministrativo dettata dalla legge 241 del 1990, che ha innovato i caratteri dellazione delle pubbliche amministrazioni, riconoscendo lo strumento dellaccordo come criterio di azione che si affianca ai provvedimenti autoritativi della tradizione».
«Esprimo grande soddisfazione - ha detto lassessore capitolino allUrbanistica Marco Corsini - . In attesa dellesito del giudizio di appello promosso dal Comune di Roma, la situazione normativa del Prg resta, quindi, quella originariamente adottata e sulla quale si fonda lattività fino a oggi compiuta. Non avendo, tuttavia, ancora letto le motivazioni dellOrdinanza, non posso esprimere ulteriori valutazioni. Si tratta pur sempre - ha concluso il responsabile dellUrbanistica del Campidoglio - di un provvedimento cautelare e provvisorio, ma il dato comunque positivo è che lattesa della decisione definitiva di merito non sarà lunga.»
«Nellatto di appello della Regione - continuano i legali, Sebastiano Capotorto ed Enrico Lorusso - si contesta la tesi sostenuta dal Tar del Lazio, secondo la quale non vi sarebbero tra le leggi vigenti norme che autorizzino il Comune a ricercare laccordo con i privati per ottenere la cessione di aree per sevizi pubblici, o il contributo straordinario per la loro realizzazione, in cambiodella valorizzazione delle aree di proprietà privata. Al contrario, sostiene la Regione nellatto di appello, la decisione del Tar «collide con almeno 4 fondamentali principi del nostro sistema giuridico, altrettanti pilastri ai quali sono ancorati i meccanismi della Cosiddetta perequazione urbanistica: lautonomia privata e negoziale che lordinamento riconosce a ogni soggetto di diritto, comprese le persone giuridiche pubbliche; la potestà normativa attribuita da norme di valore costituzionale ai comuni; il principio di buona amministrazione, inteso sotto laspetto della parità di trattamento nei confronti dei cittadini; infine la disciplina del procedimento amministrativo dettata dalla legge 241 del 1990, che ha innovato i caratteri dellazione delle pubbliche amministrazioni, riconoscendo lo strumento dellaccordo come criterio di azione che si affianca ai provvedimenti autoritativi della tradizione».
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