La Pezzopane vuol mettere Cialente in carriola

Immaginare una sua rapida «ricostruzione» politica dopo il disastroso «terremoto» nell’urna, è impresa ardua per l’ex presidentessa della provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane. Deve infatti rivedere i suoi piani la più antigovernativa dei politici abruzzesi che fino all’ultimo giorno di campagna elettorale ha tirato la carriola della contestazione sperando in un successo di popolo che le permettesse di ambire, fra quattro anni, alla guida regionale. Visto l’andazzo dell’altro giorno in consiglio comunale dove i (suoi) militanti anti-macerie hanno fischiato tutti i politici, tranne lei, anche nel Pd s’è rafforzata l’idea di un cambio di strategia della signora nota al mondo per il bacio a George Clooney e per aver perso in malo modo (sette punti di percentuale!) da uno sfidante sconosciuto al grande pubblico. Per capire cosa farà da grande la sacerdotessa del Pd abruzzese, occorre partire proprio dalla cavalcata delle carriole che non le ha portato niente bene. È stata infatti severamente punita dall’eccessiva esposizione mediatica ed anche dagli strascichi di una guerra intestina al Partito democratico che si trascina da quando la Pezzopane preferì far votare alle Regionali il fratello del suo direttore generale alla Provincia anziché il candidato di punta del Pd a l’Aquila, il siriano d’origine «Mimmo» Srour. Che alla prima occasione s’è vendicato: è uscito dal Pd, s’è fatto una lista propria, e già che c’era l’ex assessore della giunta Del Turco alle provinciali ha appoggiato il candidato del centrodestra. Risultato? L’oriundo Srour ha preso il 3,5 per cento, esattamente quanto sarebbe bastato alla Pezzopane per sbarazzarsi del carneade pdl, Antonio Del Corvo. Anziché prendere atto che la popolazione aquilana non ragiona come ragiona lei quando straparla di inefficienze del governo Berlusconi nel dopo-sisma, la Pezzopane adesso potrebbe ambire a far fuori un altro dei suoi colleghi di partito: trattasi di Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, non a caso contestato dai fan della Pezzopane nel consiglio comunale di cui sopra, alle prese con una giunta traballante che potrebbe non arrivare a scadenza naturale dopo l’uscita rumorosa di Rifondazione comunista. Checché se ne dica in giro, la signora in rosso non è a terra come le ruote delle sue carriole. La scomunica del vescovo Molinari, lanciata contro chi strumentalizzava lo sgombero dei detriti, non l’ha mai impensierita. La batosta elettorale non la preoccupa oggi perché se la provincia è passata al centrodestra - sono parole sue - è tutta colpa del Pd «che è scomparso». I risentimenti fra i big del partito, sembrano averla rafforzata. E così anziché riflettere sugli errori fatti, contrattacca. Progetta. Lancia messaggi attraverso Il Riformista: «Il centrosinistra deve ritrovarsi e rinnovarsi». Nell’attesa, dice, «costituirò un’associazione che vigili sulla ricostruzione». Un’associazione o un partito? «Per ora un’associazione, poi si vedrà». Nell’attesa snobberà l’assessorato che potrebbe proporle il sindaco predestinato al trasloco: sarebbe una diminutio per chi ha costretto il partito a voltarle le spalle e Obama a piegarsi davanti ai fotografi. Per la vincitrice morale, quale lei ancora si reputa («in città ho avuto il 57 per cento dei voti» ma non dice che ha perso a Onna e Sant’Angelo, città simbolo del sisma) occorre un riconoscimento all’altezza: o la consacrazione alle prossime primarie del Pd nel ruolo di segretario provinciale oppure un posto a Roma, nel direttivo nazionale.

Con la speranza di correre un giorno per uno scranno al Parlamento, posto che dopo più mandati il deputato aquilano Giovanni Lolli - quello che ha il figlio nei comitati anti-macerie pro-Pezzopane - potrebbe abdicare. Più perde e più comanda, Stefania. Deve solo scegliere dove correre con le sue carriole. Anche se perde sarà un successo.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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