Pezzotta: «La legge Biagi non va cancellata»

Il sindacalista: «Non farò politica, andrò avanti senza condizionamenti. Sono per l’Europa, ma dico no alla libera circolazione dei lavoratori»

Gabriele Villa

Promette di restare. Almeno fino all'assemblea organizzativa del 2007. E di guidare lo svecchiamento del gruppo dirigente, prima di lasciare la poltrona di segretario della Cisl. Savino Pezzotta, l'ex operaio arrivato fino ai vertici confederali, giura che, per il momento, non si butterà in politica, non cederà alle lusinghe delle sirene del centrosinistra. E davanti alle telecamere di Telenova, in un confronto con Maurizio Belpietro direttore del Giornale, giura anche che, se Prodi prenderà il posto di Berlusconi, lui e la Cisl andranno avanti senza condizionamenti.
Pezzotta, in quel caso che ne farete, per esempio, della legge Biagi, ne chiederete la cancellazione?
«Noi della Cisl non abbiamo mai chiesto la cancellazione della legge Biagi. Io rappresento un sindacato e difendo l'idea dell'autonomia sindacale. Qualora il centrosinistra decidesse di cancellare la legge Biagi non ci troverà d'accordo. Certo vorremmo introdurre delle modifiche a quella legge per renderla più flessibile, introducendo per esempio ammortizzatori sociali adeguati. Ma, sia ben chiaro, non vogliamo la cancellazione di quella legge, vogliamo invece che ne sia compiuta l'attuazione».
Di conseguenza sareste disposti ad aprire una vertenza al riguardo, e a fare sciopero anche contro Prodi...
«Faremo con Prodi, se ci sarà Prodi, ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo con Berlusconi. Lo sciopero generale del 25 contro la Finanziaria è sacrosanto. E non possiamo permetterci di non rispondere alle istanze dei lavoratori più deboli, degli anziani, delle persone non autosufficienti, che saranno i più colpiti da questa sequela di manovre correttive...».
Ma, citando Pietro Ichino, autore di «A che cosa serve il sindacato?», non le sembra che lo sciopero sia ormai soltanto una spuntata arma di routine?
«Direi di no. Lo sciopero, innanzitutto, è un diritto sancito dalla Costituzione e poi è l'unica mossa intelligente per mostrare ad un governo, di qualunque colore esso sia, che non si è d'accordo con determinate decisioni e provvedimenti. Per questo dicevo che faremo con Prodi ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo con Berlusconi. Perché io rappresento l'interesse dei lavoratori del mio sindacato e devo contrastare le decisioni che ledono i loro diritti o negoziare, come abbiamo fatto con Berlusconi, ciò che riteniamo conveniente per i nostri iscritti. E poi, se mi passate una battuta, Ichino è un convertito che, come tutti i convertiti, sta buttando al macero anche tutto ciò che di buono il sindacato ha fatto in questi anni».
Ma sul disastro dell'Alfa Romeo, sulla strategia miope del sindacato che ha portato all'annientamento di una fabbrica che dava lavoro a ventimila persone, non ci sembra che Ichino sbagli...
«Nella tragica storia dell'Alfa il sindacato certo ha la sua parte di colpe. Io sono della Cisl e faccio autocritica per ciò che possiamo aver commesso noi di sbagliato. Non è compito mio, invece fare l'autodifesa di altri sindacati...».
L’Europa ci chiede il contenimento del debito, voi insistete perché i cordoni della spesa pubblica vengano allargati. Ma che cosa volete in realtà? State con l’Europa o no?
«Siamo con l’Europa, ma abbiamo sottoposto al governo alcune controproposte, per esempio abbiamo suggerito di tassare le rendite finanziarie. Fare come si fa in altri Paesi europei appunto. Si potrebbero utilizzare quei soldi per fare investimenti....».
Sarebbe invece il modo per far fuggire gli investitori. Al contrario non sembrate molto europei riguardo a temi come quelli sollevati dalla Direttiva Bolkestein, voluta da Prodi.
«Non ci interessa se l’ha fatta Prodi. Siamo contrari perché un conto è la libera circolazione delle merci in Europa, un conto quella di artigiani e tecnici che può innescare un gioco perverso di concorrenza al ribasso.

In questo modo si cancella ogni sorta di garanzia occupazionale per i nostri lavoratori. Abbiamo chiesto un confronto sovranazionale perché vengano introdotti correttivi alla Bolkestein. Non è ammissibile che vengano calpestati tutti gli elementi di garanzia che devono tutelare i lavoratori italiani».

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