Bologna I primi ad arrivare hanno poco più di diciotto anni. Da Bologna i giovani del Pdl mandano un messaggio chiaro: «Fuori». Fuori lautocritica, il merito e il coraggio di riportare la politica nella piazze. Il copyright del termine «rottamatori» lo lasciano volentieri al sindaco di Firenze Matteo Renzi e se proprio cè qualcuno da rottamare non hanno dubbi, scelgono Mario Monti.
Sul palco bolognese allestito ieri nella stessa piazza dove, nel 2007, Silvio Berlusconi lanciò la sfida a Romano Prodi, si sono alternati amministratori ed eletti del Pdl arrivati dal centro e dal nord Italia. Lassessore regionale al Lavoro del Veneto, Elena Donazzan, scarpe tricolore ai piedi, rivendica orgogliosamente i suoi 40 anni portati addosso senza essersi «rifatta». Il tema è: «Basta con nominati e veline». Chi è «fuori» veramente, poi, è il consigliere comunale di Verona Ciro Maschio, autosospeso dal Pdl per sostenere, con una lista civica, la candidatura di Flavio Tosi. La piazza di Bologna chiede a gran voce di superare un vecchio modo di fare politica: «Noi questo partito lo vogliamo ancora».
Alle 17 arriva la telefonata di Ignazio La Russa. Unora dopo è la volta di Giorgia Meloni, mentre Alfano consegna il suo sostegno alla rete. «Ci sta tweettando», corre il passaparola tra i militanti che, accanto a tre grandi urne, raccolgono i bigliettini lunghi un tweet (140 caratteri) che saranno recapitati proprio a lui e a Silvio Berlusconi. «Da Alfano ci aspettiamo unorganizzazione seria del partito», chiosa il consigliere regionale lombardo Vittorio Pesato che chiede primarie, sì, ma anche delle idee. «La selezione parta dalla militanza e dallesperienza» è il messaggio consegnato da La Russa che elogia liniziativa e sgombera il campo da qualsiasi ipotesi di contrapposizione generazionale. «La buona politica ha bisogno di passione», conclude e saluta.
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