Più tempo per scegliere il «country manager»

L’esecutivo delle Generali ha ieri esaminato il piano di Boston Consulting per la riforma della governance. L’accoglienza è stata positiva, ma si è trattato di un passaggio verso ulteriori approfondimenti. In altri termini non si parlerà della governance nel cda di giovedì prossimo, ma più in là.
In gioco c’è la delicata partita di un assetto gestionale che aumenti l’efficientamento delle società operative del gruppo, completando il percorso iniziato con le riforme introdotte dall’ultima assemblea. Secondo indiscrezioni, per l’introduzione della figura del country manager resta aperta la discussione: si tratterà di un ruolo delicato, avendo a che fare con un sistema-Italia di grande complessità. Sembra che i nomi di candidati esterni circolati in queste settimane siano dei ballon d’essai, mentre sia preferita una soluzione interna. Tra l’altro molti dossier passano già oggi dalla scrivania di Raffaele Agrusti, il direttore generale che occupa anche la casella del cfo.

Ebbene, una delle possibili alternative alla ricerca di un country manager sarebbe quella di utilizzare la grande esperienza di Agrusti anche per questa carica, cercando invece una figura nuova proprio per il ruolo di cfo. Anche questo dipenderà dalla valutazioni che verranno fatte anche dai grandi soci nelle prossime settimane.

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