Oggi, per la Società dei Concerti, al Conservatorio si esibiranno due Premi Antonio Mormone: la cinese Ying Li (pianoforte) e l'olandese Hawijch Elders (violino). La società concertistica aveva già riportato a Milano la diciottenne Alexandra Dovgan, di cui Grigory Sokolov intuì il talento quando era ancora una bambina che suonava con fiocconi e abiti d'organza, con padre orgogliosissimo al seguito. Grazie a un garante come Sokolov, la carriera di Dovgan è decollata precocemente ed ora procede sicura. Trasferitasi in Spagna, Dovgan resta però il frutto della Madre Russia, un tempo fucina impareggiabile di talenti musicali, oggi in ginocchio dal conflitto e da diffidenze incrociate. Molti artisti hanno lasciato la Russia, trovando casa tra Stati Uniti ed Europa: il moscovita Alexander Malofeev, atteso al Conservatorio il 21 gennaio e il 21 aprile, ora risiede a Berlino; Arseni Moon, ascoltato con la Filarmonica della Scala il 24 novembre, vive a New York, così come Daniil Trifonov, la stella più fulgente dei connazionali. Il prezzo più alto lo pagano i giovanissimi, ancora inesperti, non pronti a spiccare il volo oltre confine.
Il vuoto lasciato dalla diaspora russa ha accelerato l'ascesa degli artisti d'Oriente. Così, l'album più ascoltato su Apple Music Classical è firmato da Lang Lang, il pianista cinese che ha aperto la strada ai 60 milioni di studenti di pianoforte del Sol Levante; tra i più ascoltati si trovano anche i coreani Yunchan Lim e Seong-Jin Cho. I concorsi musicali di punta dal Paganini di Genova al Van Cliburn e Chopin di Varsavia incoronano sempre più spesso musicisti orientali o di origine asiatica. Ci rallegra, tuttavia, che al Concorso Chopin, torneo del Grande Slam del pianoforte, nelle ultime due edizioni abbia sventolato anche la bandiera tricolore grazie ai pianoforti Fazioli scelti dai vincitori: una vittoria dell'alta manifattura italiana.
La musica classica parla ormai sempre più asiatico, mentre la Russia è in ritirata. E gli italiani? Non mancano, anzi, esiste un'ultima generazione di musicisti di valore, in particolare gli ensemble di musica da camera. Uno su tutti: il Quartetto di Cremona, che per la Società del Quartetto ha festeggiato i 25 anni di attività condividendo il palco del Conservatorio con il Quartetto Goldberg, formazione in continua ascesa perfezionatasi all'Accademia Stauffer di Cremona, fucina per strumenti ad arco che prospera nella terra del tridente Stradivari-Amati-Guarneri. Le formazioni cameristiche italiane stanno vivendo una vera età dell'oro: un tempo le eccellenze si contavano sulle dita di una mano, ora si moltiplicano, soprattutto a Milano.
Quanto ai solisti, spicca la super-terna Giuseppe Gibboni, Ettore Pagano e Beatrice Rana, in programma alla Scala il 28 febbraio. Tutti provengono da famiglie di musicisti e comprendono l'importanza dello studio precoce di uno strumento, come avveniva per la borghesia europea di un tempo.
Nel Levante, questa pratica è normale già dall'infanzia. Ben vengano dunque gli Orientali, che mantengono vivo un patrimonio musicale che in Europa rischiamo di disperdere, sperando di riappropriarcene il prima possibile.