Cronache

Un piano per il porto del futuro. Senza presente

(...) Volgiamo la mente ad un porto che dovrebbe arrivare al suo massimo sviluppo nel 2030. Non è un caso che lo si sia chiamato "porto 2030"». Merlo, per la presentazione, ha voluto attendere l'esito delle consultazioni amministrative, un segnale di cortesia che non ha rallentato i lavori, ma che ha condotto a «risultati condivisi che porteranno ad un ampio dibattito. Si sono fatti studi sulle macroeconomie di Paesi molto forti dal punto di vista portuale e commerciale - ha continuato Merlo -. Si cerca non solo di seguire i segmenti tracciati dalle grandi economie internazionali, ma anche di muoversi in linea con le nuove disposizioni italiane, come il decreto Salva Italia che offre la possibilità di creare centri nevralgici importanti, anche in sintonia con altre realtà, capaci di sviluppare interi territori. Lo sviluppo: è questo, ovviamente, l'obiettivo finale».
Ipotesi sì. Ma dati, numeri precisi su quanto si potrà, appunto, sviluppare concretamente il porto di Genova non stati forniti perché «chi vuole numeri precisi, dà i numeri» ha chiuso il discorso in modo secco il presidente, che ha anche puntato i riflettori su un grande intervento: «Questo secondo Piano regolatore portuale deve tenere conto dei significativi cambiamenti che hanno investito il porto genovese - ha spiegato Merlo - si rifletta sul fatto che l'industria portuale occupa il 2% del territorio comunale, ma rappresenta il 15% dell'occupazione complessiva. Detto questo, bisognerà intervenire sulla diga dove ipotizziamo un allungamento. Questo è un argomento fulcro che ciclicamente deve essere affrontato».
È stata ribadita anche l'assoluta priorità di lavorare fianco a fianco con il nuovo polo tecnologico e scientifico degli Erzelli, argomento toccato a lungo, viste le ultime polemiche che hanno investito il progetto. Successivamente si è passati a delineare i possibili scenari per le singole realtà. «Il modello di sviluppo fondato sui riempimenti trova una sua applicazione nell'ambito di Sampierdarena - ha commentato Merlo - si prefigurano tre possibili soluzioni: accorpamento o avanzamento degli attuali moli, realizzazione di un'isola o di una penisola. Fra gli scenari possibili per Voltri si è pensato al porto lungo e all'avanzamento dell'attuale linea di banchina con un conseguente incremento delle superfici dei piazzali. In ultimo le aree per Sestri Ponente e l'aeroporto: questi scenari si confrontano prioritariamente con il vincolo del cono aereo, proponendo la ricollocazione della pista aeroportuale a mare o oltre l'Appennino».

Per il Sesto bacino confermate le due ipotesi ventilate negli scorsi giorni: quella di un bacino galleggiante in acciaio o di una struttura a cassoni.

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