Piano del territorio, è rinvio A rischio l’ok entro il 2010

La riunione dei capigruppo di palazzo Marino convocata ieri mattina per decidere i lavori d’aula sul Pgt è saltata. Il motivo? Mancava il numero legale. In troppi non si sono presentati. E così è sempre più evidente che il piano che deve regolare lo sviluppo urbanistico della città nei prossimi decenni è a rischio. Stritolato dalle grandi manovre dei partiti già pronti allo scontro per le elezioni di marzo. O dalla burocrazia, dai tempi tecnici, dal desiderio di visibilità di alcuni consiglieri che, stanchi di scaldare il loro banco a Palazzo Marino, aspirano a una promozione. E anche, perché no, dal legittimo desiderio di qualcuno di offrire qualche modifica, qualche idea nuova in grado di migliorare quello che per ora rischia di rimanere ancora per un bel po’ solo sulla carta.
I numeri e i conti parlano chiaro: senza un accordo politico tra centrodestra e centrosinistra sarà molto difficile arrivare a una rapida approvazione del Pgt. E, di questi tempi, una pax politica sembra davvero un miraggio. Tanto che un maligno consigliere di maggioranza arriva a mettere in dubbio addirittura la possibilità di chiudere entro la prossima primavera. Con Letizia Moratti che potrebbe anche dover concludere il mandato senza dare alla luce la nuova legge urbanistica che Milano aspetta da anni. Uno scenario cupo, ma tutt’altro che irrealizzabile, nonostante l’ottimismo di molti. Che, del resto, hanno già più volte dovuto rivedere tabelle di marcia troppo ottimistiche. Quella nuova deve tener conto anche dell’arrivo in aula della delibera di Bilancio per il 2010. Altro documento, altri emendamenti, altre trattative in aula e fuori con una scadenza tassativa da rispettare e fissata per il 31 marzo. «Stando così le cose - spiega un consigliere di vecchio corso molto esperto di lavori d’aula - è impossibile pensare di poter approvare il Pgt prima del Bilancio». Più che difficile, impossibile. Anche perché il mese di marzo se ne andrà senza consigli convocati. O con al massimo una seduta alla settimana, dato che le elezioni regionali rallenteranno molto o addirittura bloccheranno i lavori. Come da tradizione. E anche viste le candidature eccellenti di questa tornata: il presidente del consiglio Manfredi Palmeri, il capogruppo del Pdl Giulio Gallera, il vice capogruppo del Pd Andrea Fanzago, Armando Vagliati. E poi, come se non bastasse, dal primo aprile si chiude per le vacanze di Pasqua. Il 12 aprile la ripresa dei lavori. Con cinque sedute la settimana, chiederà Palmeri ai capogruppo lunedì nella riunione convocata a Palazzo Marino sperando che non vada un’altra volta deserta. Cinque è un obiettivo irraggiungibile. E gli emendamenti (le proposte di modifica al testo) saranno oltre mille. Trenta minuti di discussione e per il voto di ciascuna, fanno almeno 500 ore di aula. Ovvero 100 sedute. Considerando numeri legali mancanti, ostruzionismi e problemi vari si parla di mesi. Poi, una volta approvato, per rendere operativo il Pgt ci vorranno i 180 giorni (sei mesi) previsti dalla legge prima del ritorno in giunta per l’approvazione definitiva. Senza un accordo e un percorso condiviso si rischia molto. I pontieri del centrodestra sono già al lavoro.

«Sarà necessario - spiega il presidente Palmeri - un costruttivo confronto tra maggioranza e opposizione per ottimizzare l’impegno del consiglio su questo provvedimento storico per Milano. Dovremo lavorare bene e molto: la città se lo aspetta e lo merita». Fino a ieri gli emendamenti presentati erano 917. Ma alla fine supereranno i mille.

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