I crolli delle quotazioni azionarie di queste settimane hanno spinto le società quotate a correre ai ripari. Da un lato le ridotte dimensioni della capitalizzazione di molti gruppi hanno reso alcune società più vulnerabili, rendendo possibili (anche se non necessariamente probabili) diversi tentativi di scalata. Dallaltro i prezzi da saldo possono rendere le azioni appetibili dalle società stesse. Per questo da qualche giorno a questa parte si è notato un diffuso ricorso allacquisto di azioni proprie.
Nella sola giornata di ieri lo hanno comunicato il gruppo LEspresso e la Piaggio. Il primo ha acquistato 1,1 milioni di azioni proprie per un controvalore di 1,5 milioni. Loperazione rientra nellambito di una delega approvata dallassemblea degli azionisti lo scorso 20 aprile. Gli acquisti sono stati effettuati tra il 2 e il 10 agosto a prezzi variabili tra 1,28 e 1,51 euro per azione. Ora il gruppo detiene il 2,34% del proprio capitale sociale. E Piaggio, tra il 3 e il 5 agosto, ha comprato 381.500 azioni proprie al prezzo medio di 2,37 euro per azione, e ora ha in pancia lo 0,7% del capitale. Laltro ieri era stata la volta della Brembo, con lo 0,246% del capitale, salendo così al 2,402% del capitale sociale. Nellambito di un programma di buy back, anche Exor, holding del gruppo Fiat, ne ha approfittato. E pure la Mondadori.
Il fatto è che con i prezzi dei titoli tornati al minimo dal 2009, alle società che lo possono fare non sembra vero di poter acquistare azioni che solo 6 mesi fa costavano il 20-30% in più. È il caso di Brembo, sotto del 20% da febbraio-marzo, o di Mondadori, che ha ceduto addirittura il 30%.
Loperazione, però, non la possono fare tutti: lacquisto di azioni proprie deve essere approvato dal cda e passare dallassemblea. E comunque è limitato al 20% del capitale. Una quota recentemente alzata (prima era il 10%) proprio per dotare i grandi gruppi di unarma di difesa in più.
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