Politica

Picchia la prof: il video finisce sui cellulari

Quando l’insegnante è stata aggredita a calci e pugni, gli studenti che erano presenti non l’hanno aiutata preferendo «registrare» la scena

Alberto Toscano

da Parigi

È una scuola senza legge, in un quartiere alla periferia Sud di Parigi. Abdullah ha diciotto anni e non è uno studente modello. La sua professoressa è ancora giovane. Si chiama Isabelle e ha 34 anni. Abdullah entra in classe e ride. Ha lo sguardo del cacciatore. Avanza verso la sua insegnante, la afferra, lei cerca di scappare e lui la insegue. La raggiunge e partono pugni e calci. Violenti. Senza pietà. La ragazza, perché in fondo è ancora una ragazza, è spaventata. Urla, piange. È disperata. Nessuna la aiuta. Vicino a lei c’è solo un altro studente. La guarda, anche lui sorride. Apre il telefonino e mette in funzione la telecamera. Sta riprendendo la scena. Sembra che nelle periferie di Parigi funziona così. Botte ai professori e riprese via telefonino, poi il filmato viene scaricato su internet e passa di blog in blog come un trofeo di caccia.
Tutto questo è accaduto lunedì pomeriggio in un liceo di Porcheville, nel dipartimento delle Yvelines della regione parigina a una insegnante di 34 anni. Isabelle non è la prima insegnante che viene picchiata, ci sono già cinque precedenti, ma è la prima che è stata anche filmata. Solo quando la professoressa è caduta in ginocchio alcuni studenti del liceo di Porcheville - una località ad alta presenza di giovani francesi di origine maghrebina - sono finalmente intervenuti.
L'intera scena dell'aggressione nel liceo (termine che in Francia indica genericamente le medie superiori) è stata filmata da un giovane, con la telecamera del suo telefonino. Così le immagini sono circolate come un tam tam tra i ragazzi di Porcheville. La professoressa ha presentato denuncia all'autorità giudiziaria (cosa che non era affatto scontata, visto che nelle zone più «sensibili» della banlieue parigina gli insegnanti sono sottoposti a innumerevoli pressioni e ricatti da parte degli allievi e delle loro famiglie) e ieri mattina Abdullah è comparso davanti al magistrato. La decisione del giudice è stata comprensiva verso quella che evidentemente è stata considerata poco più d'una marachella. Così Abdullah ha potuto tornarsene libero a compiacersi per la sua bravata, ormai sotto gli occhi di tutti grazie a quell'impressionante filmato di una professoressa aggredita, picchiata e umiliata da un allievo sicuro di farla franca.
Ma il quotidiano Le Parisien ha dato rilievo a questa informazione, che le agenzie di stampa transalpine non hanno più potuto ignorare (o fingere di ignorare). Così - subito dopo essere stato rimesso in libertà - Abdullah è stato nuovamente acchiappato dagli agenti e portato dietro le sbarre, dove - essendo maggiorenne - rischia di pagare a caro prezzo la sua vile e spettacolare aggressione. Intanto la polizia sta tentando di identificare il giovane che ha realizzato col proprio telefonino il film in questione, esibendolo poi come un trofeo di ordinaria violenza. Anche lui rischia grosso. Non solo è rimasto inerte di fronte alla violenza perpetrata dal suo amico Abdullah a spese della professoressa, ma si è prestato a una squallida forma di propaganda e di umiliazione di una donna che faceva solo il proprio lavoro.
Sempre ieri il Parisien ha pubblicato testimonianze su una vicenda avvenuta alcune settimane fa a Nizza, dove una studentessa è stata violentata e le immagini del crimine, commesso da un «branco», sono state diffuse grazie ai telefonini. In un teatro Parigino si sta attualmente rappresentando Arancia meccanica. Nelle borgate di periferia non si vedono scene poi tanto diverse, solo che quello non è uno spettacolo.

O, perlomeno, lo è solo per le persone come Abdullah e come il suo amico «regista».

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