Picchiato a sangue muore dopo sei giorni Arrestati tre ucraini

Un piccolo balordo, che viveva di espedienti, qualche furtarello e un po’ di spaccio, che con i suoi piccoli traffici era però finito in rotta di collisione con il «russo». Un sgarro e il rivale gli ha mandato due picchiatori per dargli una lezione. Troppo dura: la vittima è tornata a casa, si è poi sentita male ed è morta sei giorni dopo all’ospedale. E l’altro giorno la squadra mobile dopo cinque mesi di indagini è riuscita a incastrare mandante ed esecutori. Non senza qualche difficoltà visto che i tre, clandestini, dormivano ora qua ora là.
Pier Carlo Matteo Tornelli, 35 anni, non è mai stato nessuno nel mondo della criminalità milanese, piuttosto uno che si «arrangiava» come poteva con piccoli reati. Scapolo e senza figli, viveva in via Terracina alla Comasina con un marocchino e una romena, anche loro furfantelli di mezza tacca. Ultimamente era entrato in affari con Alexander Ponchuk, 41 anni, detto il «russo», nonostante sia in realtà ucraino, e probabilmente deve avergli giocato qualche brutto scherzo. Perché il «russo» ha deciso di organizzare una spedizione punitiva, incaricando due suoi connazionali Vadmi e Stas, di 22 e 244, di dargli una bella lezione. Il 3 luglio i due sorprendono Tornelli nei pressi della stazione di Affori e lo conciano veramente male. Anche se lui riesce a rialzarsi e tornarsene a casa con le sue gambe, pur se malconcio e dolorante.
Tornelli pensa di cavarsela con un paio di giorni a letto ad assorbire le botte, invece viene assalito da un feroce mal di testa, con i dolori che anziché diminuire aumentano di ora in ora. Il 6 luglio si fa ricoverare al Policlinico dove i medici gli riscontrano la frattura del cranio. Siamo all’epilogo, le sue condizioni precipitano, entra in coma e il 9 luglio muore.
La quadra mobile diretta da Alessandro Giuliano si mette al lavoro ma, trattandosi di sbandati, non ha punti di riferimento precisi. Anche perché i due inquilino della vittima sono spariti. Qualche giorno di ricerca e poi vengono rintracciati. Non è facile farli parlare, poi salta fuori l «russo». Che gli investigatori identificano appunto per Punchuk, un ucraino con parecchi precedenti per furto, rapina e spaccio. Ma soprattutto è un clandestino senza fissa dimora, dorme da parenti e amici, non restando mai fermo più di qualche notte. Ci vuole un bel po’ prima di rintracciarlo a casa di certi suoi famigliari. Da lui a identificare e rintracciare i due picchiatori il passo è breve.


E l’altro giorno sono scattate le manette, i tre vengono portati davanti al giudice e interrogati. Mentre il mandante fa qualche parziale ammissione, i due esecutori materiali si chiudono in un ostinato silenzio. Che servirà ad evitare prima la convalida del fermo e presto anche una pensate condanna.

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