Politica

Piccoli sospetti

Vogliono far rotolare teste come fossero palloni. Questa è almeno l’impressione che si ricava leggendo le richieste del procuratore federale (il pm del processo al calcio) Stefano Palazzi che ha accolto quasi in toto le conclusioni di Borrelli che è saltato sul pallone con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di stupire con cui il barone di Münchhausen saltò sulla palla di cannone.
Juve in C (si lascia addirittura aperta la porta della C2, sarà il supercommissario Guido Rossi a scegliere), Milan, Lazio e Fiorentina in B con la «pena accessoria» di un po’ di punti di penalizzazione: nel caso in cui le richieste venissero accolte per viola e biancoazzurri diventerebbe problematica addirittura la salvezza nel campionato cadetto.
Quanta severità, quanta durezza, quanta inflessibilità, quanto rigore in un ambiente abituato a più miti consigli. Il mondo del calcio è sotto choc, c’è chi si aggira fra le società con lo stesso sguardo stupito e terrorizzato di chi riuscì a salvarsi dallo tsunami; perfino Rossi da Dortmund fa trapelare che forse non era il caso di uscirsene con richieste del genere poche ore prima di Italia-Germania. Che diamine, si tratta pur sempre di una semifinale mondiale e il commissario pare averci preso gusto.
Ma il vero problema è che tanta severità sembra davvero eccessiva. Neppure le più nere previsioni dei protagonisti dello scandalo e dei loro legali arrivavano a tanto. Ma neanche chi sta bazzicando da una settimana il «tribunale» ha nascosto la propria meraviglia davanti a queste richieste. E sorge un dubbio, un piccolo sospetto che come un venticello si insinua nel mondo del pallone: non è che tutta questa inclemenza faccia parte di una specie di rituale processuale per cui il procuratore fa la parte del cattivo lasciando alla Caf il ruolo del buono di turno? Se le richieste venissero accettate così come sono state formulate, i ricorsi al Tar sarebbero decine e decine e il calcio, a quel punto, rischierebbe davvero di precipitare nel caos.
L’esigenza di fare in fretta, un’esigenza reale, concreta, non si sposa con l’inflessibilità: i difensori hanno avuto ieri a loro disposizione 10 minuti 10 per controbattere alle accuse, alle intercettazioni, alle conclusioni di Borrelli e alle richieste del procuratore Palazzi.
Un po’ poco se si ha in mente un processo almeno equo, tempo perso se si persegue una giustizia sommaria. Ma dato che questa eventualità è sempre stata esclusa e dal procuratore federale e dal presidente della Caf, abbiamo l’impressione che ieri all’Olimpico si sia sollevato un gran polverone diradato il quale ne uscirà fuori una sentenza «politica» che terrà conto di quanto combinato dai reprobi ma che, nello stesso tempo, salverà il calcio italiano.

Magari arrivando a un accordo con le parti, insomma una specie di rito abbreviato privato del pallone.
Ma era proprio necessario che qualcuno indossasse i panni di Robespierre?

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