PIENI DI TASSE STUPIDE

Un Paese strangolato dai tributi. Le amministrazioni per far cassa inventano imposte: dai gradini al tricolore ecco lo stupidario delle tasse. Con la "legge sulle disgrazie" pure la neve un'imposta. Anche i ricorsi sono tassati. E si pagano ancora le bonifiche compiute oltre 50 anni fa. La Cgia di Mestre lancia l'allarme: la banche chiudono i rubinetti. Un'azienda su due rischia il crac

PIENI DI TASSE STUPIDE

Roma - Cambiare la vita degli italiani, o al­meno le tasse che gliela complicano? Mil­le balzelli e tributi che raggiungono ogni pertugio dell’esistenza, ogni piega del mondo reale per poter aspirare nuovo get­tito (quattrini) e alimentare la bulimica macchina statale italiana.C’è un’idea per Mario Monti reduce dal viaggio in Usa (do­ve il fisco chiede la metà del nostro) che ar­riva dalle associazioni d’impresa: tagliare un po’ delle tasse assurde che le affliggo­no. L’elenco è lungo e non tende a diminu­ire con gli anni, ma se Monti ci desse un ta­glio cambierebbe (in meglio) la vita degli italiani. Lavoro duro se si pensa che sono serviti 70 anni per abolire la tassa sullo zuc­chero e sul caffè, considerati beni di lusso, 30 anni per togliere quella sulle banane (nel 1994), considerate uno sfizio da ric­chi e dunque tassate più di mele e pere.

Ma le altre tasse assurde restano, ecco­me se restano. Una per tutte: la tassa sul­l’ombra, balzello antico ma sempre in vi­gore, in base al quale se la tenda di un loca­le invade il marciapiede, il negoziante de­ve pagare l’imposta per occupazione di suolo pubblico (con lo stesso principio so­no stati tassati i balconi fino al ’ 94). Tra i ci­meli che paghiamo c’è pure la tassa sulle paludi, che nel frattempo non ci sono più. La tassa però sì, sopravvive dal 1904 (un re­gio decreto) a oggi, come contributo per la bonifica delle paludi diventate terre colti­vabili. Anche se è successo 50 anni fa? Sì, due recenti sentenze della Cassazione hanno chiarito che la tassa è dovuta nel ca­soi­ncuileoperedibonificaabbianodeter­minato un effettivo incremento di valore dell’immobile. Ma c’è anche la tassa sui gradini, riesumata da molti Comuni per far cassa, colpendo i proprietari di case che hanno i gradini d’ingresso sulla stra­da. Stesso discorso per i ballatoi, se invado­no il suolo pubblico si paga. Vuoi andare per funghi?C’è la tassa,un’imposta di bol­l­o sui permessi di raccolta di porcini e chio­dini.

Ti piace cacciare? Pescare? Pagati la concessione governativa per usare il fuci­le o la canna da pesca ( rispettivamente eu­ro 115 e 173,16), ma solo dopo aver pagato una tassa regionale sulla licenza stessa. Se si ritiene di essere tassati ingiustamente si può far ricorso contro la pubblica ammini­­strazione, valutando bene la cosa, perché il ricorso contro una tassa è tassato a sua volta: istanze, petizioni, ricorsi, e relative memorie sono tutte soggette a imposta.

Non manca la tassa sul bestiame, come nel Medioevo,sulla base di complicati co­eff­icienti approvati dal ministero dell’Eco­nomia insieme a quello delle Politiche agricole, che individua le specie di anima­li rient­ranti nel sistema forfettario di deter­minazione del reddito. Bisogna pagare una tassa anche per poter uscire di casa, perché che altro è l’imposta sui passi car­rai (introdotta nel 1997) che i proprietari di casa sono obbligati a versare ad Anas, Comuni e Province? Al fine della paleo­imposta sono considerati passi carrabili «i manufatti costituiti da listoni di pietra o altro materiale o da appositi intervalli la­sciati nei marciapiedi o, comunque, da una modifica del piano stradale intesa a fa­cilitare l’accesso dei veicoli alla proprietà privata». Lo Stato però viene incontro al tartassato, concedendogli di non pagare ogni anno la tassa sul passo carrabile, a fronte di un modesto esborso: venti an­nualità di tassa una tantum. Una legge an­cora in vigore permette agli enti locali di applicare una tassa sui cani, con importi che variano dai 20 ai 50 euro per ogni cane di proprietà a seconda della taglia. Gatti e canarini non sono tassabili, per ora.

Anche il patriottismo può essere tassa­to. È capitato in un Comune del Nord, do­ve il proprietario di un albergo si è visto re­capitare una cartella di pagamento per aver esposto sul balcone dell’hotel il tric­o­lore italiano e la bandiera blu dell’Unione europea. Nemmeno da morti si è al sicuro dal fisco. In qualche Comune è stata rispol­verata la tassa sui tumuli, sotto forma di imposta per la manutenzione dei cimite­ri. Non basta. Se uno muore, va pagata una tassa per il rilascio del certificato di constatazione di decesso rilasciato dall’uf­ficiale sanitario dell’Asl, 35 euro più uno di bollettino postale. Si decide per la cre­mazione?

Scatta l’imposta di bollo sia sul­la domanda di affido p­ersonale delle cene­ri che sul relativo provvedimento di auto­rizzazione.

Inoltre c’è l’imposta di bollo sia sulla domanda di dispersione delle ce­neri ch­e sul relativo provvedimento di au­torizzazione. Esiste anche un «diritto fis­so » sul decreto di trasporto dei defunti (58 euro più due o tre marche da bollo da 14,62 euro) che chiedono i Comuni in cui è avvenuto il decesso. Senza parlare poi delle guerre di Abissinia e dei terremoti di vent’anni fa che ancora paghiamo nelle accise sulla benzina più cara d’Europa. «Ogni anno in Italia secondo alcune stime sono emanate oltre 60mila nuove disposi­zioni tributarie - spiega Confesercenti - il fisco italiano cambia le regole del gioco più volte nel corso dello stesso esercizio fi­nanziariomettendoins­eriadifficoltàcolo­ro che vogliono adempiere agli obblighi fi­scali.

I soli adempimenti tributari costano 18,3 miliardi all’anno ad artigiani, liberi professionisti e pmi».

In Italia si paga una «tassa occulta» (cioè di pura burocrazia) annuale di circa 5mila euro all’anno,con­tro i 1.320 dei francesi, i 1.290 dei britanni­ci, i 1.210 dei tedeschi, i 1.180 degli spagno­li. In effetti sì, si può cambiare la vita degli italiani.

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