Pierdavide Carone: "Grazie ai maestri Dalla e Gaetano entro nel mio mondo"

Quattro minuti. A Pierdavide Carone il tempo di una canzone è bastato: era arrivato qui (con Lucio Dalla) come rivelazione di Amici ed è diventato un candidato alla vittoria finale. A neanche 24 anni. «La verità? Sono contento di aver scombussolato le previsioni della vigilia».
Però, caro Pierdavide, il Festival adesso è finito.
«Il Festival era solo una tappa. Ora seguirò Lucio Dalla nel suo tour europeo. E, potendo, realizzo il mio sogno: cantare all’Olympia di Parigi».
In effetti Dalla ha questa vocazione da talent scout.
«Mi piace perché è il meno vocal coach dei vocal coach: ti spiega come fare seguendo l’istinto. È consapevolezza inconsapevole».
Nanì (la vostra canzone) è la proiezione aggiornata di 4 marzo 1943.
«Entrambe rendono terreno l’amore. Il lieto fine di ogni storia è l’amore. E non è neanche così importante che si concretizzi».
Il bel canto italiano però ha sempre «concretizzato» le storie d’amore.
«L’italianità famosa nel mondo pop parte da Modugno e arriva alla Pausini e a Bocelli. Ma oggi siamo a un nuovo livello: fondere la tradizione con ciò che siamo diventati. Un crocevia di sentimenti che nessuno come noi sa mettere in musica».
Tutti pensavano lei fosse solo un ragazzo della tv.
«Una vita senza sfide è inutile. Qui ho vinto una piccola scommessa: e il pubblico ha deciso che questa canzone meritasse di essere ascoltata con più attenzione».
Mica tanto: è stato eliminato subito.
«E siamo finiti in quello stagno virtuale dove si attende il ripescaggio. Eravamo tutti lì in attesa dell’amo».
Questa è una battuta alla Rino Gaetano.


«Mi ha ispirato tanto. Ora entro nel mio vero mondo».
La lezione di questo Sanremo?
«Tanti credevano in me, ma io non avevo il coraggio di accettarlo. Ora mi rendo conto che avevano ragione».
PG

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