Gian Maria De Francesco
da Roma
Chiudere i cantieri? Non se ne parla proprio. «Dobbiamo trovare i soldi: subito un miliardo e 200 milioni. Sono in ballo strade, ferrovie, dighe, acquedotti», ha detto il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro in unintervista pubblicata ieri dalla Stampa. E il ministro dellEconomia Padoa-Schioppa ne è già stato informato a mezzo posta.
«Qui non è questione di risparmiare. Ci sono lavori già belle fatti da pagare e cantieri aperti. Che devo fare? Fermare gli operai con la pala a mezzaria?», ha aggiunto Di Pietro. Lelenco delle priorità è già stato stilato ed è stato consegnato a Romano Prodi ieri nel «conclave» di San Martino in Campo. Si tratta di 72 interventi già cantierati che vanno dalla Salerno-Reggio Calabria alla Statale ionica allAurelia oltre al potenziamento del Grande raccordo anulare di Roma al quale mancano solo 4 chilometri. Sul banco degli imputati Di Pietro ha messo, come al solito, lex ministro del Tesoro Giulio Tremonti «che ha messo in Finanziaria tre miliardi per lAnas e per ottenere il placet della Commissione Ue al rientro del deficit ha congelato un miliardo e 200 milioni».
Ma allex inquilino di via XX settembre e allintera compagine del precedente esecutivo di centrodestra Di Pietro non ha potuto non riconoscere un merito: quello di aver messo al centro dellattenzione le opere pubbliche. «Si dice che hanno fatto solo fumo e niente arrosto: non è vero larrosto cè. E pure buono», ha ammesso lex magistrato sottolineando che il suo programma prevede di «partire dalla legge obiettivo» verificando di volta in volta la disponibilità dei fondi. Il catalogo delle richieste è preciso: un miliardo per le urgenze e altri quattro miliardi per le opere già in corso.
Con buona pace dei ministri del «partito del no» Di Pietro cercherà di completare il lavoro iniziato dal governo Berlusconi. Il ministro dellAmbiente Pecoraro Scanio vuol fermare i giochi e ridiscutere di tutto quanto? «Non sa di cosa parla. Non posso fermare unopera già completata», ha risposto. E davanti ai microfoni di Telecamere il ministro ha rincarato la dose. «Se poi mi parlate delle Ferrovie servono altri cinque miliardi. Mi batterò il più possibile per andare a ravanare dentro il borsellino per vedere tutto quello che cè», ha dichiarato. Un rimpianto, però: quello di aver ricevuto un ministero dimezzato. «Credo che laver spacchettato le Infrastrutture sia stato un errore. Poi da persona di coalizione, da soldato, eseguo», ha ribadito esternando linsoddisfazione per dover condividere il palazzo di via Nomentana con il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi.
Questultimo, però, ha già unidea chiara del modus operandi. E non è detto che le sue visioni coincidano con quelle di Di Pietro. «Una cosa sono le opere già in cantiere - dice Bianchi al Giornale - ma poi ci vorrà unimpostazione su come affrontare il coordinamento della mobilità italiana con quella europea».
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