da Milano
Finirà che avrà anche lui, come Travaglio, la sua rubrica fissa. Tanto vale dargliela, visto che già adesso Antonio Di Pietro è parte della scenografia di Annozero, come ospite a prescindere. Scorrendo indietro nellarchivio delle ultime puntate si vede che praticamente in una su quattro lui cè. Solo pochi presenzialisti del salotto santoriano gli stanno dietro, ma distanziati: Vittorio Sgarbi, larchitetto Fuksas, Agnoletto, la Mussolini. Loro vanno bene per certi temi, Di Pietro è ancora più versatile, ormai perfetto opinionista-tuttologo da talk show televisivo. Da ex magistrato è competente in materia di giustizia, come ex ministro delle infrastrutture parla giustamente di opere pubbliche, da leader del partito dei Valori è chiamato in causa sul problema corruzione, come meridionale può intervenire se si discute di federalismo, se si parla di conflitto di interessi eccolo come unico vero oppositore di Berlusconi in Parlamento, se il tema è lantipolitica e Beppe Grillo, suo amico, è inevitabile sentire cosa ha da dire. E poi Di Pietro in video funziona, con quel suo italiano colorito, si agita quanto serve per scaldare lo studio, e Santoro (che del talk show politico in Italia è uno dei pionieri) lo ha capito benissimo. Insieme, Di Pietro e Travaglio, fanno la coppia perfetta, ma è tutta una compagnia di giro che si spalleggia vicendevolmente. Santoro invita Di Pietro e dà spazio a Travaglio, Di Pietro difende Santoro e Travaglio quando lAuthority ammonisce Annozero, Travaglio difende Santoro e vota lIdv di Di Pietro. Un trio inossidabile. Ma cè il quarto moschettiere, Beppe Grillo, vero trait d'union tra il dipietrismo, il travaglismo e il santorismo. Di Pietro è lunico politico che Grillo salva? E Di Pietro lo ricompensa andando al V-Day a firmare la proposta di legge anti corrotti in Parlamento. Santoro dedica una puntata al grillismo? Chiama Di Pietro in studio a commentare, insieme a Travaglio, giornalista che Grillo considera il modello di libera informazione. E allora succede come lultima volta, a fine aprile, quando Santoro ha mandato in onda un lungo monologo di Grillo e ha fatto saltare sulla sedia il presidente della Rai e lAgcom. Di Pietro sul suo blog è immediatamente andato in soccorso di Santoro contro la «censura di regime», rivendicando la libertà di informare sulliniziativa di Grillo contro i finanziamenti pubblici ai giornali. La stessa cosa che il comico aveva detto come ospite a sorpresa della festa dellIdv, nellautunno scorso: «Tagliamo tutti i finanziamenti pubblici ai giornali, e poi vediamo chi sopravvive». Pazienza poi se tra questi giornali sovvenzionati ci sia anche Orizzonti nuovi, testata che fa capo allIdv di Di Pietro, 19mila euro di fondi pubblici nel 2005.
Sembra proprio che nel giustizialismo folkloristico di Di Pietro Santoro abbia trovato la sua nuova casa politica, ora che la sinistra arcobaleno non conta più nulla. E Di Pietro invece vuole contare nel nuovo assetto della Rai, chiedendo espressamente per il suo partito la presidenza della Commissione di Vigilanza, che per tradizione va allopposizione. Sarà anche per questo che Santoro non dimentica mai di invitarlo, appena cè loccasione.
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